Be Bankers

plici come le mascherine e altro equi- paggiamento protettivo, per non par- lare di altri articoli più sofisticati come test e ventilatori. La crisi ha rafforzato la nostra comprensione della fragilità dell’economia, riprendendo una delle lezioni della crisi finanziaria globale, quando la bancarotta di una singola società, la Lehman Brothers, provocò il quasi crollo dell’intero sistema finan- ziario mondiale. Allo stesso modo, la guerra scatenata dal presidente russo Vladimir Putin in Ucraina sta esacerbando un aumento dei prezzi alimentari e dell’energia già preoccupante, con conseguenze poten- zialmente gravi per molti paesi in via di sviluppo e mercati emergenti, spe- cialmente quelli il cui indebitamento è lievitato durante la pandemia. Anche l’Europa è estremamente vulnerabile, data la sua dipendenza dal gas russo, una risorsa da cui economie importan- ti come quella tedesca non possono emanciparsi in maniera rapida o eco- nomica. Molti temono giustamente che tale dipendenza stia in qualche modo mitigando la risposta agli atti gravissimi commessi dalla Russia. Questo particolare sviluppo era preve- dibile. Più di quindici anni fa, nel libro La globalizzazione che funziona , mi domandavo: “Ogni paese accetta sem- plicemente il rischio [per la sicurezza] come una parte del prezzo da pagare per un’economia globale più efficiente? L’Europa si limita a dire che se la Russia è il fornitore di gas più a buonmercato, allora dovrebbe acquistare dalla Russia a prescindere dalle implicazioni per la sua sicurezza…?” Purtroppo, la rispo- sta dell’Europa è stata quella d'ignorare gli evidenti pericoli per perseguire pro- fitti immediati. A sottolineare l’attualemancanza di re- silienza vi è il fondamentale fallimento del neoliberismo e della strategia poli- tica che ne è alla base. I mercati sono di per sé miopi, e la finanziarizzazione dell’economia ha ulteriormente ac- centuato questo loro difetto. Essi non si assumono la piena responsabilità dei rischi principali, specialmente quelli che appaiono distanti, anche quando le conseguenze possono essere enormi. Fra l’altro, gli operatori delmercato san- no che quando i rischi sono sistemici – come è avvenuto in tutte le crisi sopra elencate – i responsabili politici non possono assistere inerti. Proprio per- ché i mercati non tengono pienamente conto di tali rischi, gli investimenti per aumentare la resilienza sono troppo pochi e i costi per la società finiscono per essere ancora più elevati. La solu- zione comunemente proposta è quella di “prezzare” il rischio, costringendo le imprese a farsi maggior carico delle conseguenze delle loro azioni. La stessa logica impone di attribuire un prezzo alle esternalità negative come alle emis- sioni di gas serra. Senza un prezzo sul carbonio, ci sarà troppo inquinamento, troppo impiego di combustibili fossili e troppo pochi investimenti e innovazio- › 12

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