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dicato per accelerare l’innovazione. Ove possibile cercheremo di creare dei processi digitalizzati. La digita- lizzazione serve sia a velocizzare e semplificare i processi che a creare database che possono essere utiliz- zati anche in futuro. Chiaramente il connubio tra quanto detto e una digitalizzazione del dato proveniente dai Tribunali potrebbe portare ad ottimi risultati in termi- ni di efficienza, di affidabilità per il mercato e di competitività. Ad oggi è stato introdotto il processo civile telematico ma i dati, sebbene in alcuni casi presenti, sono diffi- cilmente fruibili in modo diretto e analitico, quando invece sarebbe un enorme beneficio per gli operatori del settore detenere dati ufficiali e certificati, ciò sia in termini di in- trinseco valore che di efficienza gestionale. Altro obiettivo importante del Pnrr – è quello di ridurre i tempi della giustizia individuando momenti di dialogo con la controparte volti ad individuare una risoluzione stra- giudiziale della controversia. Si è acquisita la consapevolezza che il processo giurisdizionale non è l’u- nico strumento a disposizione delle parti per ottenere giustizia. Io sono assolutamente favorevole e vedo il tema cruciale per quei paesi come l’Italia dove la durata del processo ha assunto dimensioni patologiche. Certo bisogna capire come il piano verrà effettivamente realizzato. Adesso ci sono sistemi alternativi di risoluzione delle controversie lun- gamente discussi nel PNRR come l’arbitrato, la mediazione e la ne- goziazione assistita. Ci sono molti piùmomenti in cui queste soluzioni possono essere adottate. Bisognerà però vedere la loro pra- ticabilità. La mediazione già oggi è condizione di procedibilità del giu- dizioma viene scarsamente sfruttata nel mondo del recupero dove i debi- tori cercano di spostare più in là nel tempo il momento del pagamento e per questo. Per rendere efficace lo strumento bisognerebbe prevedere delle mo- dalità incentivanti e volte a far com- prendere i vantaggi di una giustizia che sappia mediare i conflitti senza esasperarli. Infine nell’ultimo periodo c’è un tema, quello della sostenibilità, che è entrato di prepotenza nel mondo delle imprese. Ma come, quel termine, può essere declina- to da chi si occupa di crediti de- teriorati? Sul fronte della sostenibilità nel segmento Npl, Banca Ifis – come da piano industriale 22-24 presentato a febbraio – ha sempre adottato un approccio volto alla reinclusione fi- nanziaria di famiglie e persone e sta ulteriormente investendo sul model- lo di recupero per renderlo ancora più etico e sostenibile. L’obiettivo è quello di essere un pun- to di riferimento nel mercato per il modello di recupero NPL in chiave customer assistance, attraverso una collection sostenibile ovvero capace di conciliare le attività di recupero con le esigenze del debitore. Come? Con piani di rientro per rate e debito sostenibili; con la capa- cità di conciliare una soluzione di rientro attraverso un dialogo aper- to e costanti attività di monitorag- gio dei comportamenti della rete di recupero, interna ed esterna. › Inizialmente Banca Ifis si occupava di factoring. Poi nel 2011 con l'acquisto di Toscana Finanza è entrata nel mercato degli NPE 60

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