Be Bankers

82 di ricerca in cui si esplorano i bisogni degli utenti e il contesto in cui la solu- zione dovrà collocarsi. Ogni ambito di progettazionepuòavereesigenze, regole e vincoli specifici,ma questa è ordinaria amministrazione per un designer e non è un ostacolo alla creatività. Anzi, le so- luzioni più ingegnose e creative spesso nascono, come una scintilla, dall’ “attri- to” tra limiti ed opportunità progettuali. Ci può fare qualche esempio di come unabancapotrebbe facilitare la comu- nicazione con la propria clientela per mezzo del LD? Tutti i fogli informativi e le condizioni contrattuali relativi a conti, servizi ed investimenti. Oltre al documento di ri- ferimento, che per quanto semplificato potrebbe rimanerecomunquenonmolto sintetico e quindi non fruibile da tutti gli utenti in tutte le situazioni d’uso, si potrebbero pensare ad altri layer in- formativi come FAQ, guide e chatbots. Questi strumenti possono essere usati per fornire ai clienti spiegazioni semplici e risposte immediate alle domande più frequenti, senza dover scartabellare con fogli, contratti edallegati odoversi recare dal proprio consulente in filiale. Uncontratto redatto secondo i principi del LDèvincolantequantouncontrat- to classico? Sinceramente, non vedo differenze dal punto di vista della funzionalità legale. Unelemento testuale è sempre e comun- que presente, sia che sia scritto in tradi- zionale “legalese” od in un linguaggio moderno, chiaro ed efficace. Elementi visuali come flowchart, timeline e altri diagrammi esplicativi, non sostituisco- no arbitrariamente il testo, ma vanno a rafforzarne e aprirne il significato. Impa- ginazione, tipografia ed icone aiutano a strutturare e presentare i contenuti così da aiutare il lettore a leggere, cercare e processare le informazioni. Undesigner si occupa innanzituttodella funzionalità degli artefatti che va a progettare e non sarebbe mai contento di un’operazione meramente estetica. In questo caso, un contratto deve funzionare dal punto di vista legale, comunicativo, commerciale, relazionaleo l'operazione fallisce. Penso che molti giuristi si preoccupino perché pensano, erroneamente, che il legal desi- gn sia un linguaggio (invece che unme- tododi progettazione) e cheuncontratto “redatto in legal design” (espressione che aborro) sia un’accozzaglia di emoji, icone e segni arbitrari. Nel progettare un documento, invece che semplicemente redigerlo (o copiare ed incollare clau- sole modello da un precedente), serve integrare competenze legali con altret- tantovalide competenzeprovenienti dai campi di User Experience (UX), comu- nicazione, design grafico, e psicologia cognitiva. Nella mia esperienza, nel se- condo caso si tende a lavorare in team, e con molta più cura, consapevolezza, autocritica ed intenzionalità. Nel 2015, la Cassazione e il Consiglio Nazionale Forense hanno predisposto unProtocolloper favorire la chiarezza e la sinteticitàdegli atti processualima siamo ancora lontani dal legal design. In futuro gli avvocati potrebbero scri- vere degli atti “visual”, con l’utilizzo di immagini, colori, link ipertestuali e altro? Succederà sicuramente. Da una parte, il legal designstaentrandonelmainstream delle competenzedegli studi legali epre- sto tutti dovranno aggiornarsi per non rimanere indietro rispetto agli studi più innovativi. Dall’altra, c’è un ricambio generazionale in corso, con la crescen- te presenza nel mondo del lavoro della GenZ e dei Millennial, che hanno mo- delli comunicativi molto più multimo- dali rispetto alle vecchie generazioni e grandedimestichezzacon tool diversi da Word, piùcollaborativi e “visual”, come ad esempio Canva. Come dicevo prima, non avremo atti a base di emoji e gif,ma mi aspetto che la qualità media dei do- "Elementi visuali come flowchart, timeline e altri diagrammi esplicativi, non sostituiscono arbitrariamente il testo, ma vanno a rafforzarne e aprirne il significato" ›

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