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dello stesso, l’incremento del debito privato a livello globale nonché la guerra in Ucraina ci portano a domandarci se siamo difronte a un altro Minsky moment. Nel 1982, dopo oltre 50 anni dalla crisi del 1929, l’economista keynesiano Hyman Minsky si domandava: «Can “it” happen again?» (Minsky, 1982). A questa domandaMinsky rispondeva inmodo decisamente affermativo. I fatti gli hanno dato ragione con la Grande Crisi Finanziaria (GCF) del 2007-2008 e con la crisi del debito sovrano del 2010-2011. Abbiamo imparato la lezione? Non pare. L’economia mainstream ritiene che la crisi finanziaria del 2007-2008 sia stata un feno- meno estraneo al fisiologico funzionamento del mercato, il quale sarebbe sempre capace di autoregolarsi e di tornare in equilibrio. Secondo questa lettura, le crisi sarebbero provocate da semplici shock esogeni, impre- vedibili e inevitabili, un po’ come i terremoti. L’economia neoclassica ha tentato di spiegare le cause dellaGCF anglosassone in vari modi, addossandone la colpa alternativamente o cumulativamente, tra le altre: 1) alla poli- tica eccessivamente espansiva della Federal Reserve (Fed) di Greenspan, che avrebbe provocato la bolla immobiliare dei mutui subprime (Florio et al., 2013; Taylor, 2009); 2) alle banche americane, che – sospinte da un meccanismoperversod’incentivi – avrebbero creato un rischio insostenibile (Rajan, 2010); 3) all’eccessivo risparmio globale accumula- to soprattutto nei Paesi emergenti dell’Asia e nei Paesi produttori di petrolio (Bernanke, 2010). Le tre spiegazioni non (mi) soddisfano, se non altro perché sono in aperto contrasto con le teorie fondanti dell’odierna economica ne- oclassica: 1) la tesi secondo cui la responsa- bilità della crisi sarebbe attribuibile alla Fed è in contrasto con la teoria quantitativa della moneta, secondo cui le banche centrali pos- sono controllare la quantità di moneta, ma non l’offerta di credito, che dipenderebbe, in- vece, dalle decisioni di risparmio; 2) anche la seconda spiegazione, secondo cui “l’iceberg di rischio” (Rajan, 2006) sarebbe stato cre- ato dal sistema bancario, contraddice l’idea neoclassica secondo cui le banche sarebbero meri intermediari tra entità in surplus di ri- sparmio ed entità in deficit di capitale e, in questo ruolo, esse non potrebbero creare ri- schio tout court ; 3) la tesi di Bernanke, infine, cozza apertamente con la teoria mainstream secondo cui un aumento del flusso di rispar- mio costituirebbe un motore di prosperità e non una fonte di bolle speculative. Se l’economia ortodossa non è riuscita a spie- gare inmodo convincente il fomite della crisi (Bertocco, 2015), v’è necessità di una teoria alternativa e un buon punto di partenza per ripensare, per esempio, la politicamonetaria potrebbero essere i saggi di Paolo Savona e Rainer Masera (Savona e Masera, 2023), che hanno cercato di porre le basi per un ripen- samento, direi filosofico, del tema, al passo con le innovazioni tecnologiche degli ulti- mi anni. Ma non mancano gli spunti di altri pensatori del passato. Si potranno riprendere, per esempio, gli insegnamenti inascoltati (o mal interpretati) di economisti eretici come Keynes, Marx, Schumpeter, Minsky, Kaldor e Kalecky, che ci portano a qualificare le crisi come fenomeni endogeni rispetto alla “società economica nella quale realmente viviamo” (Keynes, 1936) e nella quale sono forze fondamentali: le innovazioni schum- peteriane (Schumpeter, 1912), l’incertezza keynesiana (Keynes, 1936; Masera, 2023) e, soprattutto, la moneta. È a Hyman Minsky (Minsky, 1982) che va riconosciuto il merito d’aver sottolineato con forza la natura endogena delle crisi rispetto a un’economia monetaria come la nostra e ad aver teorizzato che il mercato non ten- de affatto verso un equilibrio stabile, ma è caratterizzato da fasi tranquille (da Grande Moderazione), i boom , che preparano le con- dizioni per il conseguente burst . Io penso che, in qualche modo, uno dei grandi imputati contumaci nelle analisi sulle crisi sia il debito privato, come alcune inascoltate analisi han- no evidenziato empiricamente (Vague, 2014). 30 B E | B AN K E R S

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