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S CENAR I O #EconomiaGlobale #Inflazione #CreditoBancario Francesco Parisse Responsabile della Funzione Monitoraggio Piano NPL all’interno dell’Area CFO di Intesa Sanpaolo. D opo anni segnati da una forte volatilità, il contesto economico globale sta lentamente ritrovan- do un equilibrio, pur restando esposto a elementi d’incertezza e fragilità. L’inflazione, che tra il 2022 e il 2023 aveva raggiunto livelli record, ha finalmente ini- ziato a rallentare, grazie anche all’intervento deciso delle banche centrali attraverso po- litiche monetarie restrittive. Nell’Eurozona, si è passati da un tasso medio d’inflazione dell’8,4%alla fine del 2022 a valori prossimi al 2%nel giugno 2025, segnando un evidente progresso verso la stabilizzazione dei prezzi. Le prospettive attuali indicano che l’inflazio- ne complessiva dovrebbemantenersi in linea con l’obiettivo di medio termine della Banca Centrale Europea, pur potendo temporane- amente scendere al di sotto di tale soglia a causa dell’andamentodei prezzi dell’energia, ancora soggetti a dinamiche imprevedibili. Le previsioni stimano un’inflazione media pari al 2,0%nel 2025, una lieve flessione all’1,6% nel 2026 e un successivo ritorno al target del 2,0% nel 2027, delineando un percorso di normalizzazione graduale ma ancora non privo di rischi, avvicinandoci al target della BCE. Nonostante il miglioramento del quadro in- flazionistico, il rallentamento dell’economia resta evidente. Secondo l’ultimo consensus di luglio, la crescita del PIL italiano è attesa allo 0,6%nel 2025, dopo un 2024 chiuso attorno allo 0,7%. Per gli anni successivi, le stime restano deboli: +0,8% nel 2026 e +0,9% nel 2027. Un ritmo contenuto, che riflette un contesto ancora segnato da forti incertezze a livello globale: dalle tensioni geopolitiche inMedio Oriente alla fragilità del commercio internazionale, fino ai rischi legati al ciclo politico in Europa e negli Stati Uniti. A pesare sul quadro domestico è anche l’effettiva capacità di attuazione del PNRR. Secondo i documenti ufficiali del MEF, il contributo del Piano alla domanda aggregata si è rivelato finora molto limitato, risultan- do ampiamente inferiore rispetto a quanto previsto inizialmente nei documenti di pro- grammazione finanziaria. Nonostante l’Italia abbia rispettato le scadenze iniziali imposte dall’Unione Europea, si registra un rischio di non riuscire a spendere tutti i fondi entro il termine previsto del 2026, specialmente per i progetti più complessi nel Sud Italia. Un segnale chiaro delle difficoltà attuative che stanno frenando il pieno impatto del Piano sull’economia reale. L’introduzione di dazi generalizzati da parte degli Stati Uniti, pari al 15%sulle importazio- ni UE a partire dal 7 agosto 2025, rappresenta una criticità rilevante per l’economia italiana. I settori più esposti – meccanica, farmaceu- tica e agroalimentare – concentrano oltre il 40%dell’export verso gli USA e sono caratte- rizzati da una forte elasticità della domanda al prezzo. La crescente incertezza legata alle relazioni commerciali transatlantiche ha già avuto effetti tangibili sull’attività economi- ca, rallentando le decisioni d’investimento e comprimendo i margini delle imprese. In questo contesto, è fondamentale monitorare con attenzione gli sviluppi negoziali tra Wa- shington e Bruxelles, valutando al contem- po strategie di diversificazione dei mercati di sbocco e di rafforzamento delle catene di valore europee. Nel 2024 si sono registrati segnali di miglio- ramento nelle condizioni di concessione del credito in Italia, grazie al calo dei tassi d’in- teresse e all’allentamento della politica mo- netaria. Le banche hanno mantenuto solide posizioni patrimoniali e di liquidità, senza restrizioni sull’offerta. Tuttavia, la doman- da da parte delle imprese è rimasta debo- le, ostacolata dall’autofinanziamento e dal rinvio degli investimenti, con una flessione persistente soprattutto dei finanziamenti a medio-lungo termine. Nel primo semestre del 2025, la “Euro area Bank Lending Survey” evidenzia una stabi- lità delle condizioni di credito, con una lieve ripresa della domanda da parte delle imprese, ancora contenuta, e una più decisa ripresa dei prestiti alle famiglie, spinti dal calo dei tassi sui mutui. DOPO ANNI DI VOLATILITÀ, L’ECONOMIA GLOBALE ENTRA IN UNA FASE DI NORMALIZZAZIONE, TRA INFLAZIONE IN CALO, CREDITO STABILE E NUOVE SFIDE PER LA CRESCITA. B E | B AN K E R S 9

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