Be Bankers
Torniamo, insomma, alla questione della biodiversità. Le banche medie e piccole radicate sul terri- torio hanno un vantaggio relazionale: cono- sconomeglio le imprese locali, la loro storia, i cicli di mercato e i rischi reali. Questo per- mette decisioni di credito più informate, fles- sibili e tempestive. Inoltre, sono un antidoto al rischio sistemico. Quindi, un equilibrio tra grandi, medie e piccole banche può essere una soluzione efficace per tutelare il credi- to alle PMI e alimentare finanziariamente il tessuto produttivo. In un assetto del credito più concentrato vi sono altri soggetti che possono intervenire a finanziare le imprese, ad esempio i fondi di private debt. I fondi italiani di private debt hanno una quo- ta d’impieghi moltomarginale in rapporto al credito bancario; quindi, risultanomarginali anche nella struttura di capitale delle impre- se. In definitiva, il private debt si è dimostra- to un valido strumento in casi abbastanza limitati nel finanziamento soprattutto delle medio-grandi imprese, mentre ha un ruolo di anno in anno crescente nel finanziamento delle operazioni di Leverage Buy Out. Resta però la forte aspettativa, che potrebbe essere in parte realizzata con alcune innovazioni normative di prossima introduzione, di una cooperazione di fonti finanziarie inmodo che possa essere rispettato il carattere più omeno propenso al rischio dei vari finanziatori. Sono convinto che tale cooperazione oltre che utile sia anche opportuna. Anche se difficilmente sarà questa la leva per far crescere le imprese medio-piccole. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha recentemente preannunciato una stretta sui crediti garantiti dallo Stato (MCC e SACE) che, erogati in grande quantità durante la pandemia per evitare un’ondata di default, hanno raggiunto (fine 2024) la consistenza di 294 miliardi. Che effetti potrebbe avere una limitazione delle garanzie pubbliche: credit crunch per le PMI? Le garanzie sono state e sono un elemento strategico per supportare le imprese, e so- prattutto le PMI, nei loro processi di crescita e sviluppo. Hanno contribuito a compensare nei momenti critici la capacità delle aziende di ricorrere al credito. Una delle conseguenze nell’ipotesi di una limitazione dell’accesso alle garanzie pubbliche potrebbe essere una maggiore selezione da parte degli intermedia- ri. Ma al di là di possibili aggiustamenti, non mi aspetto effetti drastici nel breve periodo: né sul flusso delle erogazioni né sugli stock dei deteriorati che, in ogni caso, il settore bancario ha dimostrato di saper contenere e gestire piuttosto bene. A causa di alcune vicende poco edificanti, il governo sarebbe intenzionato a rendere più severi i requisiti per accedere ai finanzia- menti garantiti. È un indirizzo auspicabile, ma non c’è anche il rischio di rendere più complesse, e costose, le istruttorie creditizie? Naturalmente occorrerà valutare la nuova normativa una volta che sarà definita nei det- tagli. Ma, in linea di massima, per quanto ci riguarda, non credo possa essere tale da cam- biare in modo sostanziale il nostro operato o i requisiti di capitale. Banco BPM, infatti, ha maturato esperienze e competenze in tutte le fasi del governo del credito, dall’erogazione, al monitoraggio, alla gestione degli UTP e degli NPL, che si collocano probabilmente tra le più avanzate sul mercato nazionale. Banco BPM, al 30 giugno 2025, ha uno stock di crediti lordi deteriorati di circa 2,6 miliar- di di euro e un costo del rischio di 33 punti base. Ma vorrei ricordare il nostro punto di partenza: siamo stati in grado di gestire uno stock di NPE di 30miliardi di euro e un costo del rischio di 268 punti base; tale era l’entità alla nascita di Banco BPM, senza ricorrere ad aumenti di capitale e mantenendo un flusso di erogazioni verso famiglie e imprese che ci ha permesso di assumere, progressivamen- te, una leadership di mercato, in particolare verso le PMI. Tra i vincoli che il governo sembrerebbe intenzionato a introdurre c’è anche quello di limitare l’ottenimento dei finanziamenti garantiti soltanto alle imprese che abbiano sottoscritto una polizza di assicurazione sulle catastrofi naturali. Che ne pensate? L’introduzione dell’obbligatorietà delle co- perture contro le catastrofi naturali, anche per le piccole-medie imprese, scatterà da gennaio 2026. La sottoscrizione della polizza sarà, tra l’altro, condizione per l’ottenimento dei finanziamenti garantiti dallo Stato. Que- sta prospettiva ha determinato un aumento della domanda che la nostra rete sta già inter- cettando con un trend in crescita. Si tratta di uno sviluppo che apre uno spazio importante per incrementare la raccolta assicurativa e confermare la vicinanza del nostro Istituto alle aziende. Il Gruppo Banco BPM è stato tra i primi intermediari a offrire alle imprese la possibilità di assicurarsi contro questo tipo di rischi. Mettere a disposizione delle azien- de strumenti di protezione adeguati contro eventi catastrofali significa non solo garantire continuità operativa in situazioni critiche,ma anche rafforzare l’equilibrio complessivo del nostro sistema economico. B E | B AN K E R S 39
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