Be Bankers

Oggi, tutte le banche hanno un sistema di ra- ting che fornisce una vera e propria “pagella” dei clienti affidati e dei potenziali clienti da finanziare. È l’eredità, virtuosa, delle crisi del 2008 e del 2012. Questa “pagella” tiene conto di numerosi dati e informazioni che vengono utilizzati per valutare la bontà di un’attività impren- ditoriale o, più semplicemente, la solvibilità di una persona fisica. Tutta questa mole di dati, necessaria per permettere a una banca di calcolare il rating di un potenziale cliente, spesso stride con la realtà delle microimprese e delle piccole imprese italiane, quasi sempre sottocapita- lizzate, con bilanci non certificati e molto scarni, il cui futuro è legato alla bravura imprenditoriale del singolo e non suffragato da un track record consolidato nel tempo. Dati che devono risultare ben analizzati e valutati anche qualora, in caso di defau- lt dell’impresa, la banca si debba trovare, come regolarmente accade in questi casi, a difendersi anche giudizialmente ed ex post da contestazioni sul merito creditizio. La presenza, invece, di una garanzia statale, ovviamente suffragata da analisi puntuali da parte della banca, ha sempre favorito e continua a favorire la concessione del credi- to a molte microimprese, piccole imprese o startup che sono, come ripetiamo sempre, la linfa vitale dell’economia italiana e che po- trebbero invece trovarsi escluse quantome- no dai finanziamenti tradizionali bancari. Diverso è il problema legato all’accusa di un’eccessiva facilità nell’erogazione dei cre- diti garantiti, proprio perché garantiti, che ha portato a contestazioni sulle erogazioni effettuate in questi ultimi anni, fino ad ar- rivare a ipotesi fraudolente, ancora oggetto d’indagini da parte della Magistratura. Da qui l’inasprimento dei controlli che si vorrebbero introdurre a carico delle banche. Ma anche inquesto caso, come troppo spesso accade, si tende a fare di ogni erba un fascio e a punire tutti per gli errori o la malafede di alcuni. E, come spesso succede in territorio italico, invece di aumentare i controlli siste- matici per favorire la corretta applicazione di norme che già ci sono, si complicano leggi esistenti o se ne producono altre, inasprendo sanzioni, raramente applicate, e demandan- do a terzi controlli che, invece, devono essere e rimanere a carico dei presidi di uno Stato efficiente. E allora come fare? Il mio suggerimento è di continuare, anzi, potenziare l’attuale si- stema di garanzie di Stato attraverso l’uso del Medio Credito Centrale, e immaginare un più efficiente sistema di controlli non deman- dato alle banche, bensì svolto direttamente dall’apparato statale, con il supporto ovvia- mente delle banche stesse, che peròmonitori nel continuo e non a campione. A oggi, le garanzie prestate durante la crisi pandemica non sembrerebbero aver creato disallineamenti tra quanto atteso dallo Stato in fatto di escussioni e quanto effettivamente escusso. Anzi, la situazione al 2025, cinque anni dopo l’inizio della pandemia e della promulgazione del DecretoLiquidità, sembra essere sotto controllo e non si ravviserebbero perdite inattese nei conti dello Stato. Allora, teniamo questo sistema e potenzia- molo, migliorandolo: è un modo eccellente per sostenere lamicro-imprenditoria giovani- le, le piccole imprese che danno lavoro a tanti e che creano valore anche se non riescono a dimostrarlo inbase ai rigidi protocolli imposti dalla Vigilanza europea. Si raggiungerebbe, così, proprio il risultato auspicato dal MinistroGiorgetti: lo Stato, con la sua presenza di garante aiuta le banche a svolgere la loro funzione classica anche quando il rating e le regole europee glielo sconsiglierebbero, e l’imprenditoria italiana potrebbe continuare a svilupparsi e a rendere ricco il nostro Bel Paese sia in termini di PIL, sia di occupazione. Lo Stato garante aiuta le banche a fare il loro mestiere anche quando rating e regole europee lo sconsigliano . B E | B AN K E R S 49

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