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L’esperimento che ha cambiato tutto Per la prima volta nella storia, i ricercatori di Via Nazionale sono riusciti a quantifi- care l’impatto della condivisione delle in- formazioni creditizie, utilizzando un vero e proprio esperimento naturale. La chiave sta nelle diverse soglie di rilevazione tra Centrale Rischi (30.000 euro) e AnaCredit (25.000 euro). Questa differenza, apparentemente tecni- ca, ha permesso di creare il campione di controllo perfetto: finanziamenti compresi tra 25.000 e 30.000 euro, alcuni dei quali “entrano” nella CR, superando la soglia, altri che rimangono fuori. Il risultato? Una riduzione media dei tassi d’interesse tra 0,2 e 0,4 punti percentuali per le imprese i cui dati vengono condivisi in CR. Il meccanismo del risparmio La matematica è spietata, ma semplice: quando le banche accedono a informazioni dettagliate e affidabili sulla storia creditizia di un’impresa, riducono il rischio percepi- to. Meno rischio significa tassi più bassi. Prendiamo un esempio pratico: un’azienda con un finanziamento di 500.000 euro può risparmiare fino a 2.000 euro all’anno solo grazie alla presenza dei propri dati nella Centrale Rischi. Moltiplicato per tutto il si- stema produttivo italiano, il conto diventa miliardario. Il paradosso dell’oro nascosto Eppure, nonostante questi numeri impres- sionanti, troppi imprenditori navigano an- cora nel buio. Come può un sistema che genera quasi un miliardo di euro di benefici rimanere così poco conosciuto? La risposta sta nella sua natura: la Centrale Rischi è un’infrastruttura pubblica che opera dietro le quinte, senza clamore mediatico ma con risultati concreti. Il 95% delle esposizioni registrate riguarda soggetti in bonis , ovvero senza difficoltà fi- nanziarie. È la dimostrazione di un gradua- le miglioramento della qualità del credito in Italia, un trend positivo che si traduce in vantaggi tangibili per chi sa sfruttarlo. La rivoluzione silenziosa dei dati Come ha affermato il data scientist britan- nico Clive Humby nel 2006: “Data is the new oil” - i dati sono il nuovo petrolio. E l’Italia, con la sua Centrale Rischi, possiede da decenni una raffineria di primo livello. Ma c’è un problema: molte imprese, soprat- tutto le PMI che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano, non san- no come raffinare questo petrolio digitale. Non basta essere presenti nella CR: bisogna padroneggiare i propri dati, analizzarli, in- terpretarli. Il vantaggio competitivo da non ignorare In un contesto di contrazione creditizia, le imprese non possono più permettersi di parlare una lingua diversa da quella delle banche. È necessario un approccio pro- attivo, utilizzando gli stessi parametri di valutazione del sistema finanziario, imple- mentando scenari “what-if” per anticipare le mosse. I sette pilastri del presidio finanziario Per sfruttare appieno il potenziale della Centrale Rischi, ogni impresa dovrebbe costruire un presidio finanziario interno basato su: 1. consapevolezza del merito creditizio - sa- pere esattamente come ti vedono le ban- che; 2. gestione proattiva della tesoreria - antici- pare i fabbisogni finanziari; 3.monitoring continuo del rating - ottimiz- zare costantemente il rapporto bancario; 4. accesso al credito vantaggioso - negoziare da posizioni di forza; 5. controllo degli utilizzi - massimizzare l’ef- ficienza degli affidamenti; 6. correzione tempestiva delle anomalie - evi- tare penalizzazioni ingiustificate; 7. e dialogo paritario con le banche - parlare la stessa lingua finanziaria. Nell’economia digitale, l’informazione è potere: saper leggere la Centrale Rischi significa risparmiare e crescere . 62 B E | B AN K E R S

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