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Il paradosso di Excel: onnipresente ma insicuro Nonostante i progressi della tecnologia e l’aumento delle complessità operative, è sorprendente constatare come, ancora oggi, molti tra i principali operatori nelmondoNPE - anche di grandi dimensioni - continuino a fare ampio affidamento su fogli Excel per la gestione quotidiana delle attività. Èuna scelta comprensibile in termini d’immediatezza e flessibilità,ma al tempo stesso profondamen- te rischiosa sotto il profilo della sicurezza, dell’affidabilità e della scalabilità. Excel è uno strumento potente, ma non è un ambiente strutturato. Ogni cella può essere sovrascritta per errore, ogni formula può esse- re alterata inmodo silente, ogni collegamento tra fogli può spezzarsi con un copia-incolla. La tracciabilità delle modifiche è pressoché inesistente, l’indicazione delle varie versioni dei file è spesso demandata a soluzioni empi- riche (come i salvataggi progressivi o l’uso di cartelle condivise) e il rischio di errori umani cresce esponenzialmente con l’aumento del volume dati e della complessità logica. Ancora più critico è il fatto che le logiche di business restano intrappolate dentro formule opache o macro sviluppate da singoli opera- tori, spesso non documentate. Questo rende difficile ogni forma di controllo incrociato, validazione sistematica omanutenzione evo- lutiva. In alcuni casi, il ricalcolo di un saldo o l’assegnazione di una priorità giudiziale può dipendere da una cellamodificatamesi prima da un utente ignaro, senza che nessuno ne abbia piena consapevolezza. Inun contesto ad alta regolazione come quel- lo dei crediti deteriorati, dove compliance e coerenza operativa sono essenziali, Excel rappresenta un sistema fragile e inefficiente, che andrebbe superato in favore di soluzioni strutturate, tracciabili e interoperabili. L’in- formatica nondovrebbe essere una “stampel- la” adattiva, ma un’infrastruttura robusta su cui poggia l’intero processo gestionale. L’arte di tradurre la complessità operativa in codice Nella progettazione di piattaforme digitali per la gestione di eventi complessi, si è portati alla definizione di un metodo che può risul- tare utile anche per chi si occupa di gestione dei portafogli creditizi. Il punto di partenza è l’adozione di un linguaggio condiviso ( ubi- quitous language ), capace di eliminare le am- biguità tra saperi eterogenei: una parola ha un significato univoco nel lessico aziendale e quel significato è coerentemente riflesso nel codice. Ogni processo va, dunque, rappresentato secondo domini funzionali, che definiscono aree concettuali precise: nel nostro settore possono essere, ad esempio, le posizioni, i garanti, le procedure esecutive, le operazioni di cessione, et cetera . Definire questi domini e le loro interrelazioni consente di costruire basi di dati robuste e coerenti. Questa fase è cruciale in quanto eventuali modifiche che dovessero emergere nelle fasi avanzate dello sviluppo porterebbero a refactoring dispen- diosi. Il cuore del processo: utenti, ruoli e casi d’uso Tutti i soggetti che interagiranno con il siste- ma vanno profilati fin dall’inizio. Chi sono gli utenti? Quali ruoli avranno? A cosa devono poter accedere? Su questa base si costruisco- no i casi d’uso, vere e proprie unità funzionali che rispondono alla formula: “Come [ruo- lo], devo poter [funzione]”. L’elenco dei casi d’uso diventa la Bibbia dello sviluppo, guida concreta tanto per gli sviluppatori quanto per i test di collaudo e la validazione alla conse- gna. Non è solo documentazione: è garanzia contrattuale. La forzadel design: dalwireframe alla User Experience Una volta definiti i casi d’uso, questi devo- no essere tradotti in interfacce visive. Stru- menti come Figma o Penpot consentono di costruire mockup dinamici, simulando l’e- sperienza d’uso in modo intuitivo. È qui che il committente “vede” per la prima volta il futuro software e può aggiustare il tiro pri- ma dell’avvio dei lavori di sviluppo vero e proprio. Correggere errori in questa fase è molto più economico e veloce rispetto alle fasi avanzate dello sviluppo. Inquesta fase entra in gioco laUX (User Expe- rience), troppo spesso sottovalutata in ambi- to tecnico-legale. Eppure, proprio in contesti delicati come quello della gestione NPE, un sistema con interfacce intuitive può accele- rare i processi decisionali, ridurre gli errori e aumentare la produttività. L’AI come alleato (noncome sostituto) L’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo crescente anche nello sviluppo softwa- re. Tuttavia, essa non elimina il bisogno di progettazione, anzi: lo rafforza. Un’AI può aiutare a colmare lacune nei casi d’uso, pro- porre ottimizzazioni o suggerire nuove fun- zionalità, ma solo se ha accesso a una base informativa solida e strutturata. 76 B E | B AN K E R S

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