Private Equity: record di operazioni in Italia nel primo semestre 2025

Conclusi 249 deal, massimo storico semestrale. Gli operatori restano ottimisti nonostante le tensioni geopolitiche. Permane la preferenza per il credito bancario, ma cresce il ricorso al private credit

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Il mercato italiano del private equity ha segnato un nuovo record nel primo semestre dell’anno, con 249 operazioni concluse, il numero più alto mai registrato nei primi sei mesi. Lo rivela la quarantaseiesima edizione della Private Equity Survey, condotta da Deloitte Private con AIFI e l’Osservatorio PEM della LIUC Business School. Nonostante il clima internazionale ancora incerto, con oltre il 90% degli operatori che segnala un impatto negativo dai conflitti in corso, il settore si mostra resiliente e guarda con fiducia al futuro: l’86% degli investitori si aspetta una stabilità o un miglioramento del contesto economico italiano nella seconda metà del 2025, e l’88% prevede un numero di deal stabile o in aumento.

Permane inoltre una preferenza per il ricorso al credito bancario per finanziare le operazioni, anche se si osserva una progressiva apertura verso il private credit, scelto dal 28,6% degli operatori, in aumento del 17% rispetto al semestre precedente. La selettività rimane un fattore chiave nelle strategie di investimento, con una crescente attenzione ai criteri ESG, integrati da circa il 64% degli operatori sia nella fase di analisi iniziale che nella gestione delle partecipate.

In parallelo, l’intelligenza artificiale diventa sempre più centrale: l’83% degli investitori considera la presenza di tecnologie AI nei target come elemento rilevante nel processo di valutazione, con il 21,4% che la ritiene addirittura un driver strategico.

A livello settoriale, il manifatturiero si conferma il comparto più attrattivo per il secondo semestre con il 23,8% delle preferenze, seguito da Food & Beverage (14%) e Life Sciences & Healthcare (12,8%). In lieve calo l’interesse per l’ICT, mentre il terziario guadagna terreno. Dal punto di vista geografico, l’86% delle operazioni si concentra nel Nord Italia, ma si segnala una crescita delle attività nel Centro, salite al 7,1%, mentre il Sud rimane stabile al 2% e si apre una finestra sull’estero, dove le operazioni rappresentano ora il 5,4% del totale.

Il valore medio dei deal si sposta verso le fasce intermedie: calano gli investimenti tra i 31 e i 50 milioni, mentre cresce l’interesse per le operazioni tra i 16 e i 30 milioni e tra i 51 e i 100 milioni di euro. Secondo Deloitte, il secondo semestre potrebbe vedere 221 nuovi deal. «Le tensioni globali continuano a influenzare le aspettative degli operatori, ma le attuali condizioni monetarie e i programmi europei come PNRR e Next Generation EU stanno creando nuove opportunità di investimento», ha commentato Elio Milantoni, Senior Partner M&A di Deloitte.