Turismo, più credito alle imprese ma resta alta la rischiosità del settore

Secondo l’ultimo Osservatorio CRIF, finanziamenti in crescita del 20% ma aumentano i ritardi nei pagamenti e il rischio di default

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Venezia-calle-gondola

Il turismo italiano mostra segnali di ripresa con i finanziamenti alle imprese in aumento del 20% nel primo trimestre 2025, ben oltre la media nazionale dell’8,6%. Un segnale di fiducia verso un comparto considerato strategico, ma ancora fragile: secondo l’Osservatorio CRIF, a fine 2024 il tasso di default del settore era al 4%, sopra la media del 2,74%, e destinato a crescere ulteriormente entro la fine del 2025.

Anche i pagamenti commerciali confermano la vulnerabilità del settore. Secondo i dati di CRIBIS, a giugno 2025 solo il 26,4% delle imprese turistiche ha rispettato puntualmente le scadenze con i fornitori, contro il 44% della media italiana. Particolarmente critico il quadro della ristorazione, dove oltre tre quarti delle imprese accumulano ritardi e il 6,8% paga con oltre 90 giorni di slittamento, valori ben peggiori rispetto a quelli registrati da agenzie di viaggio e strutture ricettive.

Una fragilità che emerge anche dall’analisi dei bilanci, con indici finanziari più deboli rispetto alla mediana nazionale, soprattutto per quanto riguarda la leva e la copertura degli interessi, nonostante una migliore liquidità rispetto ad altri comparti.

Non va dimenticato che il turismo italiano conta circa 415mila imprese, per la maggior parte micro e piccole realtà, spesso concentrate in aree ad alta stagionalità come il Mezzogiorno e le Isole. Una ricchezza e una diversità che rappresentano allo stesso tempo la forza e il limite del settore, costretto a confrontarsi con sfide strutturali come la carenza di personale qualificato, la necessità di investire costantemente nella riqualificazione dell’offerta e l’incertezza del contesto internazionale.

Luca D’Amico, Ceo di CRIF Ratings, sottolinea che: «Il comparto mostra segnali di dinamicità, ma le prospettive restano appesantite da fragilità settoriali e da uno scenario globale incerto».