La Centrale Rischi fa risparmiare quasi un miliardo l’anno alle imprese

Uno studio di Bankitalia quantifica in un risparmio annuale di 830 milioni il vantaggio per le imprese meritevoli nell’essere presenti nel meccanismo di rilevazione dei debiti

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Bankitalia-Magazine

Da oltre sessant’anni, lavora silenziosamente dietro le quinte del sistema bancario italiano, generando risparmi miliardari per le imprese. Non è fantascienza: è la Centrale dei Rischi (CR) di Banca d’Italia e finalmente abbiamo i numeri che ne rivelano il vero potere: 830 milioni di euro all’anno. È questa la cifra monstre che emerge
dal primo studio scientifico mai condotto sul valore economico della CR, pubblicato dalla stessa Banca d’Italia nel luglio 2025. Non stiamo parlando di stime o proiezioni: sono benefici concreti, misurati con la precisione di un bisturi matematico.

L’esperimento che ha cambiato tutto

Per la prima volta nella storia, i ricercatori di Via Nazionale sono riusciti a quantificare l’impatto della condivisione delle informazioni creditizie, utilizzando un vero e proprio esperimento naturale. La chiave sta nelle diverse soglie di rilevazione tra Centrale Rischi (30.000 euro) e AnaCredit (25.000 euro).
Questa differenza, apparentemente tecnica, ha permesso di creare il campione di controllo perfetto: finanziamenti compresi tra 25.000 e 30.000 euro, alcuni dei quali «entrano» nella CR, superando la soglia, altri che rimangono fuori.
Il risultato? Una riduzione media dei tassi d’interesse tra 0,2 e 0,4 punti percentuali per le imprese i cui dati vengono condivisi in CR.

Il meccanismo del risparmio

La matematica è spietata, ma semplice: quando le banche accedono a informazioni dettagliate e affidabili sulla storia creditizia di un’impresa, riducono il rischio percepito. Meno rischio significa tassi più bassi.
Prendiamo un esempio pratico: un’azienda con un finanziamento di 500.000 euro può risparmiare fino a 2.000 euro all’anno solo grazie alla presenza dei propri dati nella Centrale Rischi.
Moltiplicato per tutto il sistema produttivo italiano, il conto diventa miliardario.

Il paradosso dell’oro nascosto

Eppure, nonostante questi numeri impressionanti, troppi imprenditori navigano ancora nel buio.
Come può un sistema che genera quasi un miliardo di euro di benefici rimanere così poco conosciuto? La risposta sta nella sua natura: la Centrale Rischi è un’infrastruttura pubblica che opera dietro le quinte, senza clamore mediatico ma con risultati concreti.
Il 95% delle esposizioni registrate riguarda soggetti in bonis, ovvero senza difficoltà finanziarie. È la dimostrazione di un graduale miglioramento della qualità del credito in Italia, un trend positivo che si traduce in vantaggi tangibili per chi sa sfruttarlo.

La rivoluzione silenziosa dei dati

Come ha affermato il data scientist britannico Clive Humby nel 2006: «Data is the new oil» – i dati sono il nuovo petrolio.
E l’Italia, con la sua Centrale Rischi, possiede da decenni una raffineria di primo livello.
Ma c’è un problema: molte imprese, soprattutto le PMI che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano, non sanno come raffinare questo petrolio digitale.
Non basta essere presenti nella CR: bisogna padroneggiare i propri dati, analizzarli, interpretarli.

Il vantaggio competitivo da non ignorare

In un contesto di contrazione creditizia, le imprese non possono più permettersi di parlare una lingua diversa da quella delle banche. È necessario un approccio proattivo, utilizzando gli stessi parametri di valutazione del sistema finanziario, implementando scenari «what-if» per anticipare le mosse.

I sette pilastri del presidio finanziario

Per sfruttare appieno il potenziale della Centrale Rischi, ogni impresa dovrebbe costruire un presidio finanziario interno basato su:

  1. Consapevolezza del merito creditizio – sapere esattamente come ti vedono le banche;
  2. Gestione proattiva della tesoreria – anticipare i fabbisogni finanziari;
  3. Monitoring continuo del rating – ottimizzare costantemente il rapporto bancario;
  4. Accesso al credito vantaggioso – negoziare da posizioni di forza;
  5. Controllo degli utilizzi – massimizzare l’efficienza degli affidamenti;
  6. Correzione tempestiva delle anomalie – evitare penalizzazioni ingiustificate;
  7. Dialogo paritario con le banche – parlare la stessa lingua finanziaria.

L’opportunità da un miliardo

La stima di 830 milioni di euro è «conservativa» perché considera solo i prestiti bancari alle imprese. Includendo famiglie e intermediari non bancari, il beneficio potrebbe superare il miliardo di euro annuo.
Ma attenzione: questi vantaggi non sono automatici bensì il risultato di una gestione consapevole e professionale dei dati creditizi.
Ogni responsabile finanziario, anche delle PMI, dovrebbe avere accesso a report periodici sulla propria posizione in Centrale Rischi.
In questo contesto, risulta fondamentale il ricorso a piattaforme specializzate nella rielaborazione professionale di tali dati. Strumenti come questi (per esempio: www.centrarisk.it) permettono di trasformare i dati grezzi della CR in analisi strutturate, simulazioni di scenario e report personalizzati che parlano la stessa lingua del sistema bancario.
La differenza tra avere i dati e saperli interpretare è sostanziale: significa passare da una posizione passiva nella negoziazione creditizia a un approccio proattivo basato su evidenze concrete e scenari predittivi.

Il futuro è già qui

La Centrale Rischi italiana è diventata un modello per l’Europa. AnaCredit, il database creditizio dell’Eurozona, si basa proprio sull’esperienza italiana iniziata nel 1964.
Siamo stati pionieri di una rivoluzione digitale che oggi vale miliardi. Questa leadership tecnologica non è casuale: deriva da una visione lungimirante che ha compreso, già negli anni Sessanta, l’importanza della condivisione informativa per la stabilità del sistema finanziario.
Oggi, mentre altri paesi stanno ancora sviluppando sistemi simili, l’Italia può vantare oltre mezzo secolo di esperienza nella gestione e nell’analisi dei dati creditizi. L’evoluzione continua del sistema, con l’integrazione di nuove tecnologie e metodologie analitiche, garantisce che questo vantaggio competitivo non solo si mantenga nel tempo, ma si rafforzi ulteriormente.

Gli algoritmi di rating: il cuore pulsante del sistema

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda il peso della Centrale Rischi negli algoritmi di rating utilizzati dalle banche. L’andamento riportato in CR rappresenta uno dei fattori più rilevanti nella determinazione del merito creditizio di ogni soggetto censito.
Questo significa che una gestione ottimale della propria posizione in Centrale Rischi non si traduce solo in tassi più bassi, ma influisce direttamente sulla probabilità di ottenere finanziamenti e sulla velocità dei processi d’istruttoria.
Un’impresa con un profilo CR ottimizzato può accedere a linee di credito altrimenti precluse e beneficiare di procedure semplificate.
L’automazione crescente dei processi decisionali bancari amplifica ulteriormente questo effetto: gli algoritmi di machine learning utilizzati dalle banche attribuiscono peso crescente ai dati standardizzati e affidabili come quelli della CR.
L’era delle asimmetrie informative sta finendo e le imprese che sapranno sfruttare il potere dei dati creditizi avranno un vantaggio competitivo decisivo, mentre quelle che continueranno a ignorare questo patrimonio informativo rischiano di autoescludersi da opportunità di finanziamento sempre più selettive.
La trasformazione digitale del sistema bancario sta accelerando questo processo: i big data, l’intelligenza artificiale e gli algoritmi predittivi stanno ridefinendo i criteri di valutazione del rischio di credito.
In questo scenario, la Centrale Rischi rappresenta l’ancora di salvezza per mantenere un dialogo paritario con il sistema finanziario.

Conclusioni: dal dato all’azione

Lo studio di Banca d’Italia ha finalmente quantificato quello che molti professionisti del settore intuivano da tempo: la Centrale Rischi è molto più di un semplice archivio.
È un ecosistema informativo che genera valore economico misurabile e sostanzioso per il sistema produttivo italiano.
Tuttavia, la semplice presenza in questo sistema non è sufficiente. È necessaria una strategia di gestione attiva dei dati, supportata da competenze specifiche e strumenti adeguati: solo così le imprese potranno trasformare questo patrimonio informativo in concrete opportunità di risparmio e crescita.
Il messaggio che emerge con forza dai numeri è chiaro: nell’economia digitale, l’informazione è potere. E l’Italia, con la sua Centrale Rischi, possiede da decenni uno degli strumenti più potenti per trasformare l’informazione in vantaggio competitivo.

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