Aipb, l’Associazione Italiana del Private Banking, propone di destinare a fondi azionari e investimenti produttivi una parte dell’ampia quota di liquidità detenuta dalle famiglie italiane, per allineare la Penisola ai livelli raggiunti dai Paesi più virtuosi del continente.
Il risparmio dei cittadini europei come leva per rafforzare autonomia, sovranità economica e competitività del Vecchio Continente è stato il tema al centro del Forum annuale di Aipb, svoltosi ieri a Milano. L’Associazione Italiana del Private Banking ha preso spunto dalla strategia comunitaria Savings & Investment Union (SIU) per adattarne le indicazioni al contesto italiano.
Nell’Unione Europea, oltre 12.000 miliardi di euro, pari al 41% della ricchezza finanziaria investibile, restano fermi sui conti correnti. Le simulazioni della Commissione UE mostrano che una loro riallocazione, anche parziale, verso strumenti di investimento potrebbe generare oltre 1.300 miliardi di euro di nuova ricchezza entro il 2035.

Applicando la medesima metodologia all’Italia, Aipb e Prometeia hanno stimato una riallocazione di 233 miliardi di euro di liquidità che potrebbe generare entro il 2040 un incremento di 154 miliardi di euro di ricchezza, con effetti positivi su PIL, consumi, investimenti, entrate fiscali e riduzione del rapporto debito/PIL.
Un contributo specifico potrebbe venire proprio dal settore del private banking, le famiglie più agiate del Paese, cui fa capo una ricchezza finanziaria di 1.500 miliardi, in parte non trascurabile parcheggiata nei conti correnti bancari. In quel caso, lo spostamento di una quota dei depositi (85 miliardi) verso fondi azionari globali genererebbe entro il 2040 una ricchezza extra di 76 miliardi.

È da notare che, gestiti dalle famiglie più facoltose con una diversa asset allocation, quegli investimenti azionari renderebbero di più: +89% rispetto al 66% della media delle famiglie italiane. L’Associazione non ha fornito le assunzioni utilizzate per giustificare una simile «moltiplicazione dei pani».
A supporto della sua strategia, Aipb ha infine suggerito un meccanismo innovativo di cashback. Nella proposta, denominata «Euro Cashback», chi sceglie di finanziare progetti per infrastrutture strategiche europee (transizione energetica, digitale e difesa) riceverebbe un credito immediato del 30% dell’importo investito, sotto forma di voucher o token digitale finanziato da debito comune europeo.
Almeno metà di questo «Euro Cashback» dovrebbe essere reinvestita in azioni di PMI quotate nel Paese di residenza dell’investitore, generando così un doppio vantaggio: più capitali privati per i progetti europei e più risorse per le imprese nazionali. Sarebbe una sorta di PNRR gestito dal basso. «È una proposta che ha l’obiettivo di stimolare una riflessione nuova», ha sottolineato Andrea Ragaini, Presidente Aipb.
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