Nel 2024 solo il 55% degli italiani utilizza l’internet banking, segnando un ritardo di 6-8 anni rispetto a Francia e Spagna, ma l’Italia sta recuperando terreno grazie al mobile banking, utilizzato già da 6 italiani su 10 e destinato a salire all’80% entro il 2029.
In parallelo, la rete fisica si assottiglia: una filiale su cinque potrebbe chiudere nei prossimi cinque anni, portando le banche tradizionali a concentrarsi su tecnologia, canali digitali e talenti tech. Se da un lato i grandi istituti riducono la propria presenza territoriale e investono nell’omnicanalità, dall’altro le neobank — circa 20 in Italia — attraggono sempre più clienti con un tasso di crescita annua sui depositi diretti del +50% tra il 2019 e il 2023, a fronte del +4% registrato dagli operatori tradizionali.
Lo studio di Deloitte segnala anche che le banche italiane si collocano sopra la media globale per maturità digitale, con tre istituti classificati tra i 40 “Digital Champions” mondiali. Nonostante i mutui restino ancorati al canale fisico, l’adozione digitale avanza in quasi tutte le aree: il 95% dei bonifici avviene online, metà delle polizze assicurative viene sottoscritta digitalmente e oltre un terzo dei prestiti è già contratto via app.
L’esperienza utente, l’uso dell’intelligenza artificiale e la personalizzazione dei servizi diventano fattori chiave di competitività, come testimoniano anche i casi di UniCredit, Crédit Agricole e Revolut, che puntano su mobile, omnicanalità e nuovi strumenti digitali per consolidare l’engagement e la fidelizzazione dei clienti. Secondo Deloitte, «la sfida è ora quella di colmare definitivamente il gap europeo, portando l’Italia al centro della trasformazione bancaria digitale».
La digitalizzazione nel mondo del credito suscita, però, anche preoccupazione. Nei giorni scorsi, l’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl aveva lanciato un nuovo allarme. Elaborando i dati provenienti da Banca d’Italia e Istat, aveva segnalato che soltanto nel primo trimestre dell’anno sono stati chiusi 95 sportelli, portando al 43% la percentuale dei comuni italiani privi di una filiale. Ciò fa crescere disuguaglianze territoriali e rischio esclusione finanziaria.
«Nel complesso la ritirata delle banche dai territori interessa 100mila persone in più rispetto alla fine del 2024», aveva sottolineato il segretario generale nazionale First Cisl, Riccardo Colombani. «La situazione sarebbe peggiore, peraltro, se non vi fosse il presidio delle banche di credito cooperativo. In 9 dei 18 comuni parzialmente desertificati, l’unico sportello rimasto appartiene a una Bcc. In questo contesto non può che destare preoccupazione l’ulteriore concentrazione del sistema che si profila come conseguenza delle operazioni di aggregazione in via di definizione, con i probabili riflessi negativi sulle reti di filiali e sulle persone occupate».