Banche etiche in forte crescita in Europa: nel 2023 hanno gestito attivi per €79 miliardi (+55% dal 2018)

Presentato al Parlamento Europeo l’VIII rapporto sul settore; il 70% dei prestiti destinati all’economia sociale, un universo che esibisce un fatturato di €913 miliardi e occupa 11,5 milioni di persone

0
22
banca-etica-investimento

Nel 2023 le banche etiche europee hanno gestito 79 miliardi di euro in attivi (+55% dal 2018), assicurando oltre il 70% dei prestiti all’economia sociale. È quanto emerge dall’ottavo rapporto sulla finanza etica in Europa, «Capitale comune», presentato al Parlamento Europeo dalla Fondazione Finanza Etica, dalla Fundacion Finanzas Eticas e dalla Federazione Europea delle Banche e Finanziatori Etici e Alternativi (Febea).

Le banche etiche mostrano una forte resilienza anche in confronto agli istituti tradizionali. I crediti deteriorati, infatti, si sono attestati all’1,61%, contro l’1,89% delle banche tradizionali; il rendimento degli attivi (ROA) ha raggiunto lo 0,75%, superiore allo 0,64% delle grandi banche. Numeri che dimostrano quanto la finanza etica non sia solo socialmente responsabile, ma anche solida dal punto di vista finanziario: nel 2023 le banche etiche europee hanno rafforzato l’economia sociale. In alcuni casi, fino al 93% dei prestiti è andato a microimprese spesso escluse dal credito tradizionale.

L’economia sociale è sempre più riconosciuta per il suo contributo all’inclusione sociale, all’occupazione e allo sviluppo regionale. Sostenendo queste organizzazioni, le banche etiche contribuiscono a creare posti di lavoro, promuovere investimenti locali e rafforzare la coesione sociale in Europa.

L’economia sociale in Europa comprende 4,3 milioni di organizzazioni, con un fatturato di 913 miliardi di euro e 11,5 milioni di occupati, pari al 6,3% della forza lavoro. In questo perimetro sono comprese cooperative, mutue, associazioni e fondazioni che adottano modelli di governance democratica e reinvestono i profitti nelle comunità.

Le banche etiche hanno inoltre mostrato maggiore diversità di genere nei ruoli dirigenziali: la percentuale di donne impiegate nelle banche etiche europee è il 56,12%, contro il 47,11% dei grandi istituti, e applicano criteri più rigorosi rispetto a investimenti in armamenti, combustibili fossili o aziende che violano i diritti umani.

I dati della ricerca – ha sottolineato Peru Sasia, presidente di Febea, la Federazione Europea delle Banche e Finanziarie Etiche e Alternative – «smontano il mito che la finanza etica sia una nicchia. Dimostrano che è possibile e già esiste un modello alternativo di intermediazione, basato su capitale di qualità, credito diretto alle famiglie e alle imprese, e valutazioni sociali e ambientali, che sta funzionando, producendo stabilità finanziaria e benefici concreti per la società».

Per rafforzare il settore, il rapporto propone diverse raccomandazioni: sviluppare strumenti di capitale (equity e quasi-equity) adatti a microimprese e cooperative invece di basarsi esclusivamente sul credito; semplificare e rendere accessibili le garanzie pubbliche; coinvolgere direttamente le organizzazioni dell’economia sociale nella definizione delle politiche finanziarie. Il rapporto avverte anche contro il rischio di etichettare come «sostenibili» settori dannosi come la produzione di armi, sottolineando che pace, coesione sociale e transizione ecologica devono essere al centro delle politiche di finanza sostenibile.

Iscriviti alla newsletter: https://www.bebankers.it/newsletter/