Comuni veneti soffocati da 1 miliardo di crediti non riscossi

Il piano del governo affida il recupero ad Amco, una soluzione che non piace ad Anci Veneto – a livello nazionale l’associazione dei Comuni non si è invece espressa sull’argomento nelle sue prime valutazioni sulla manovra

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I Comuni del Veneto si trovano schiacciati da una montagna di crediti non riscossi che sfiora il miliardo di euro – 971 milioni per l’esattezza – tra multe, IMU sulla seconda casa, TARI e tributi locali mai pagati. Di questa cifra, oltre 210 milioni sono già stati accantonati nei bilanci come Fondo crediti di dubbia esigibilità, un obbligo di legge che garantisce l’equilibrio contabile ma blocca risorse preziose.

Come riporta Il Corriere del Veneto, la situazione è particolarmente critica nei capoluoghi: Treviso ha congelato 4,7 milioni, Vicenza 3,5, Venezia 5,9, Padova 2,8 e Verona 5,1 milioni. Il governo prova a intervenire con la manovra finanziaria, favorendo il passaggio dei crediti da riscuotere verso operatori privati attraverso Amco, la società di credit management del Ministero dell’Economia.

Una soluzione che non piace all’Anci Veneto:«Fa molto discutere la proposta del Ministero», afferma l’associazione a livello locale. Il direttivo nazionale dell’Anci, che si è riunito ieri, non si è invece espresso sulla proposta nelle sue prime valutazioni sulla manovra di bilancio per il 2026. Piuttosto, ha espresso apprezzamento per «un alleggerimento significativo del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE), richiesta storica dei Comuni».

Le somme accantonate nel FCDE non sono liberamente spendibili perché rappresentano un «cuscinetto» prudenziale: servono a coprire crediti che forse non si incasseranno. La loro riduzione, pertanto, allenta la stretta sulla finanza locale.

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