L’ex presidente e l’ex AD di Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, sono stati rinviati a giudizio, assieme ad altri due imputati, per false comunicazioni sociali nel caso delle presunte irregolarità nella contabilizzazione dei crediti deteriorati per gli anni dal 2014 al 2017. Lo ha deciso la GUP di Milano Fiammetta Modica al termine dell’udienza preliminare, durata due anni, a cui si era aggiunto nel tempo un altro filone, sempre sui «non-performing loans».
Con Viola e Profumo vanno a processo anche un altro ex presidente della banca, Massimo Tononi, e l’ex dirigente Arturo Betunio. Prosciolti, invece, gli altri quattro imputati: l’ex AD dell’istituto senese Marco Morelli, l’ex dirigente Nicola Clarelli e gli ex presidenti Alessandro Falciai e Stefania Bariatti.
Dopo più di due anni di udienze, e con oltre 4.700 parti civili ammesse, tra associazioni, risparmiatori e investitori, la giudice dell’udienza preliminare ha deciso di mandare a processo gli imputati del fascicolo cosiddetto «Mps3», ossia Profumo, Viola, Tononi e Betunio per le ipotesi di false comunicazioni sociali, tranne che per il falso in bilancio del 2014, perché prescritto.
I PM Giovanna Cavalleri e Cristiana Roveda avevano chiesto il non luogo a procedere per cinque imputati, tra cui Profumo, e avevano invece ribadito la richiesta di processo per tre, tra cui Viola, con l’accusa di «false comunicazioni sociali in relazione al bilancio 2015 e alla semestrale al 30 giugno 2016».
Viola e Profumo – ha ricordato un articolo de Il Sole 24 Ore – sono già stati assolti definitivamente, assieme a Paolo Salvadori, allora presidente del collegio sindacale, e alla stessa banca senese, per il caso dell’ipotizzata erronea contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria, ossia il processo «Mps bis». Il primo procedimento sul caso Mps, invece, si è concluso con le assoluzioni definitive degli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, e di tutti gli altri imputati.
Il nuovo processo per Profumo e Viola inizierà il 16 ottobre. Il procedimento conclusosi oggi con il rinvio a giudizio dei quattro manager era stato originato da una richiesta di archiviazione della stessa Procura di Milano: richiesta respinta dall’allora GIP Guido Salvini, che aveva disposto una maxi perizia (5.662 pagine più 55.885 pagine di allegati), depositata il 26 aprile 2021. Secondo tale perizia, l’istituto di credito senese, tra il 2012 e il 2015, non aveva contabilizzato tempestivamente nei propri bilanci rettifiche su crediti per complessivi 11,4 miliardi di euro.
Mps ha commentato la decisione del GIP in un comunicato in cui sottolinea che il rinvio a giudizio «non genera impatto di alcuna natura per la Banca. Come noto» – si legge nella nota – «la vicenda dei crediti deteriorati ha registrato 18 sentenze civili positive a favore di Banca Mps, che comunque ha sempre adottato, come in questo caso, politiche di bilancio conservative».