Credito bancario diminuito di un terzo negli ultimi 12 anni

Dai 1.017 miliardi del 2011 le erogazioni si sono ridotte a 667 miliardi nel settembre del 2025. Una ricerca della Cgia segnala anche un aumento delle insolvenze (+3,6%) e il rischio di usura che si manifesta soprattutto in coincidenza delle feste natalizie

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Credito bancario

Nel corso degli ultimi 12 anni le imprese italiane hanno perso circa un terzo di prestiti bancari. I dati vengono dall’Ufficio studi della Cgia secondo cui, a fronte dei 1.017 miliardi di euro erogati verso la fine del 2011, a settembre di quest’anno le erogazioni risultavano pari a poco meno di 667 miliardi. Fatti i conti, si è trattato di un taglio di 350 miliardi (-34%). Si era manifestata una leggera ripresa nel corso della pandemia (757,6 mld ad agosto 2022), ma poi – segnala il report dell’associazione – la discesa è proseguita costantemente. Secondo la Cgia, «gli effetti della crisi dei debiti sovrani (2012-2013), le restrizioni normative imposte dalla Bce alle banche per limitare la proliferazione degli Npl e, in parte, anche il calo della domanda di credito, sono le cause di questa caduta verticale».

La riduzione così vistosa del credito bancario si è riflessa nell’aumento delle insolvenze. Al 30 giugno 2025 il loro numero complessivo ha sfiorato le 122mila unità, con una crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Nel Mezzogiorno si contano 42.032 aziende in sofferenza (il 34,5% del totale), con un balzo del 6,3% in un anno. Seguono il Nord Ovest con 29.780 imprese (24,4% del totale), il Centro con 29.725 (24,4%) e il Nord-Est con 20.431 (16,8%). Si tratta prevalentemente di lavoratori autonomi, artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori, spiega la Cgia, che sono «scivolati» nell’area dell’insolvenza e, di conseguenza, segnalati alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. In quest’area fragile, economicamente e socialmente, si allargano le forme alternative di finanziamento, anche illegali.

«Nelle settimane che precedono il 15 dicembre, molte famiglie italiane ricorrono al credito al consumo (prestiti personali, dilazioni di pagamento, “buy now, pay later” e rateizzazioni) per far fronte alle spese legate ai regali e ai consumi natalizi», spiega la Cgia, segnalando che «l’incremento delle spese coinvolge anche gli artigiani e i piccoli commercianti che, a differenza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non dispongono né di entrate certe né della tredicesima mensilità». Il rischio di usura si espande anche a causa della stretta creditizia. Benché si registri una diminuzione delle denunce, il fenomeno sfugge a una rilevazione precisa. Gli usurai operano all’interno di reti criminali organizzate che esercitano un forte condizionamento psicologico sulle vittime, attraverso intimidazioni preventive, quali danneggiamenti ai beni o, in casi più gravi, violenze fisiche e minacce rivolte anche ai familiari. Inoltre, molte persone provano imbarazzo nell’ammettere di trovarsi in tale situazione, e questa «vergogna» rappresenta un ostacolo significativo alla richiesta di aiuto, soprattutto nei piccoli centri dove la conoscenza reciproca è molto diffusa.

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