Criptovalute, Panetta lancia l’allarme legalità

L’intelligenza artificiale accelera i controlli e svela le zone d’ombra dell’economia sommersa

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Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia (Photo by Banca d'Italia)

Le criptovalute continuano a rappresentare un terreno fertile per operazioni sospette: nel solo primo semestre del 2025 oltre 4.600 casi hanno riguardato l’uso di criptoattività, più della metà segnalati direttamente dai virtual asset service provider, cioè da coloro che, a titolo professionale, forniscono servizi collegati a Bitcoin, Ethereum, stablecoin o altre.

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha preso spunto dall’inaugurazione dell’Anno Accademico della Scuola di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza per sottolineare il lato oscuro dell’innovazione finanziaria. Il numero delle operazioni sospette collegate alle criptoattività, per sua natura decentralizzate e in rapida evoluzione, è ormai al centro delle attenzioni – ha sottolineato – di chi deve garantire la legalità dei flussi finanziari.

Ma accanto ai rischi, Panetta vede soprattutto un’occasione. L’intelligenza artificiale sta diventando una risorsa decisiva per individuare anomalie, connessioni nascoste e schemi di rischio invisibili all’occhio umano. «Non dobbiamo temerla – ha sottolineato – ma governarla», perché la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati in tempi rapidissimi può rafforzare la tracciabilità e rendere più tempestiva l’azione delle autorità pubbliche.

La digitalizzazione scoraggia le attività illegali. Circa due terzi dell’aumento del gettito IVA nel 2019 – primo anno di applicazione – è attribuibile alla fatturazione elettronica. E si stima che ogni punto percentuale in più della quota di spesa digitale sul totale delle transazioni generi quasi mezzo punto di gettito IVA aggiuntivo.

Il discorso del Governatore si è allargato al terreno più ampio dell’economia irregolare, un fenomeno che in Italia continua a pesare in modo significativo sullo sviluppo. È quella che l’Istat definisce con il termine di «economia non osservata». Cioè l’aggregato statistico ufficiale che comprende l’economia sommersa (prevalentemente generata da sottodichiarazione del valore aggiunto e dall’impiego di lavoro irregolare) e le attività illegali (attività produttive relative a beni e servizi illegali, o che, pur riguardando beni e servizi legali, sono svolte senza autorizzazione o titolo).

L’ammontare di queste attività nel 2023 è stato quantificato in 218 miliardi, pari al 10% del Pil. Il fenomeno penalizza l’occupazione e alimenta condizioni di lavoro degradanti, ma negli ultimi anni qualcosa è migliorato: l’incidenza del sommerso è scesa, i lavoratori irregolari sono diminuiti e l’evasione fiscale si è ridotta di quasi un terzo.

Nel dettaglio, «dal 2011 l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil – ha sottolineato Panetta – è diminuita di 2 punti percentuali. La quota dei lavoratori irregolari è scesa di oltre un punto, al 10 per cento. L’evasione fiscale in rapporto al prodotto si è ridotta di quasi un terzo, al 4 per cento».

Anche la giustizia civile mostra progressi: le cause pendenti da oltre tre anni sono scese a poco più di 200.000, da 600.000 di dieci anni fa, e la durata dei processi relativi a contratti – cruciale per l’attività d’impresa – si è ridotta di quasi un terzo.

Per il Governatore, però, la sfida resta lunga e richiede riforme, una Pubblica amministrazione più efficiente e sostegno alle imprese. Combattere l’irregolarità, ha ricordato, significa soprattutto difendere dignità del lavoro, libertà d’impresa e fiducia nelle istituzioni.

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