La finanza italiana inizia a prendere le misure ai dazi USA. Ce n’è stata una eco venerdì all’assemblea dell’Abi, che pure si è svolta poche ore prima della presa di posizione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump su un ulteriore giro di vite con l’annuncio di voler portare i dazi sulle esportazioni europee al 30% a partire dal primo agosto.
I dazi – ha stimato il Bollettino economico della Banca d’Italia pubblicato venerdì – sottrarranno alla crescita del PIL italiano circa 0,5 punti percentuali nel triennio 2025-2027. La valutazione si riferisce all’ipotesi di un innalzamento del 20% delle tariffe doganali: nel 2025 il calo sarebbe di circa due decimi di punto, per arrivare poi a mezzo punto nei due anni successivi.
È chiaro che un incremento dei dazi come quello annunciato da Trump potrebbe avere conseguenze più dirompenti. L’effetto delle nuove politiche USA sull’inflazione non è a senso unico. I dazi – spiega ancora il bollettino di via Nazionale – potrebbero anche avere un effetto di contenimento dell’inflazione, causata da un deterioramento della domanda aggregata, depressa dalle condizioni di elevata instabilità del quadro geopolitico.
D’altra parte – ha sottolineato il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, intervenendo all’assemblea dei banchieri – «dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche. Un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati – ha aggiunto Panetta – eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione. In questo contesto, il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di mantenere un approccio agile e pragmatico, decidendo di volta in volta sulla base delle informazioni disponibili e del loro impatto sulle prospettive di inflazione. Se i rischi al ribasso sulla crescita dovessero rafforzare le tendenze disinflazionistiche, sarà opportuno proseguire nell’allentamento monetario».
Anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha messo in guardia dagli impatti negativi dei dazi sulle banche: con l’aumento dello stato d’incertezza per le imprese, infatti, «i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente».