La percezione di maggiori rischi, anche di natura geopolitica, sta influenzando le scelte delle banche e le ha spinte «a sorpresa» a irrigidire i criteri per la concessione dei prestiti nel terzo trimestre dell’anno. Lo ha segnalato la Bank Lending Survey (BLS) della Bce, che ha confermato nella sostanza le risultanze della Survey on the Access to Finance of Enterprises (SAFE) pubblicata da Eurotower nei giorni scorsi (vedi Be Bankers del 28 ottobre).
Mentre quest’ultima aveva interpretato il sentiment delle imprese, la BLS ha piuttosto sondato i comportamenti degli istituti di credito. Nel terzo trimestre del 2025 gli istituti europei hanno appunto irrigidito i criteri per i prestiti, in un contesto in cui i margini bancari sono in calo. Sul fronte della domanda, sono cresciute le richieste di mutui, mentre restano deboli gli investimenti e la fiducia è ancora fragile.

La Bce ha rilevato una «leggera crescita» nella richiesta di prestiti da parte delle imprese, pari a un saldo netto del 2%. L’aumento, spiega l’istituto, è sostenuto dal calo dei tassi d’interesse sui prestiti e da un maggior bisogno di rifinanziamento del debito, mentre gli investimenti fissi e il capitale circolante restano sostanzialmente neutrali.
Alcune banche segnalano che le incertezze globali e le tensioni commerciali continuano a frenare le decisioni di investimento, con molte aziende che adottano un atteggiamento attendista. In Germania, Spagna e Italia la domanda di credito aziendale è in aumento, mentre in Francia si registra un calo netto.

Dai dati della Bce (vedi tabella), l’Italia, tra i grandi Paesi dell’Eurozona, appare quello che nel corso dell’ultimo anno ha mostrato una domanda di credito aziendale più accentuata. Le imprese chiedono più finanziamenti per ristrutturare il debito o sostenere operazioni di fusione e acquisizione, ma restano caute sugli investimenti produttivi.
In termini generali, la Bce segnala che «le banche si attendono una domanda invariata da parte delle imprese nel quarto trimestre del 2025». La redditività del sistema bancario, intanto, continua a risentire dell’effetto dei tassi di interesse. «Le decisioni sui tassi della Bce hanno avuto un ulteriore impatto negativo sui margini netti d’interesse negli ultimi sei mesi, mentre l’effetto sui volumi è stato positivo», si legge nel rapporto.
In altre parole, la riduzione dei tassi taglia i margini unitari ma stimola il flusso complessivo di credito. Le banche si attendono che questi effetti restino «simili, seppur più contenuti» nella seconda metà dell’anno. Anche la qualità del credito è sotto osservazione: «Le banche dell’area euro hanno segnalato un lieve impatto di irrigidimento derivante dai tassi di crediti deteriorati e da altri indicatori di qualità», notano gli esperti della Bce.
L’effetto ha inciso soprattutto sui prestiti alle imprese, mentre per mutui e credito al consumo l’impatto è stato nullo. Nel quarto trimestre, però, gli istituti prevedono un maggiore effetto restrittivo della qualità creditizia sulle condizioni di prestito.
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