Nel primo semestre di quest’anno erano 28.800 le imprese italiane a rischio d’insolvenza, con debiti a breve che superano il fatturato annuo. L’istantanea – riferisce La Repubblica – è stata scattata da ReportAziende.it, portale specializzato nella fornitura di servizi di ricerca e informazione sulle aziende con sede legale in Italia.
Lo studio è stato effettuato su un database di quasi sei milioni e mezzo di aziende italiane. Maggiormente esposte risultavano le imprese che operano nel settore delle costruzioni, manifatturiero, commercio al dettaglio, ospitalità, ristorazione e servizi alla persona. Se si guarda invece alle dimensioni e al tipo di azienda, le maggiori difficoltà riguardavano le piccole e medie imprese e quelle a gestione familiare.
Gli analisti di ReportAziende.it guardano al rapporto tra passività correnti (debiti bancari, commerciali e leasing con scadenza entro 12 mesi) e ricavi da vendite nell’ultimo esercizio. Le imprese che hanno questo rapporto superiore a uno vengono considerate a rischio. Queste aziende presentano magari fatturati stabili o in lieve aumento, ma, oltre all’utile netto inferiore all’1%, sono dotate di un capitale proprio inferiore al 50% delle passività complessive, con debiti concentrati verso banche e fornitori entro i 12 mesi.
È una situazione rischiosa in un contesto generale di mercato in via di deterioramento, soprattutto per le Pmi del Mezzogiorno che mostrano una crescita marcata di esposizioni in sofferenza.
«La situazione attuale delle Pmi italiane – rilevano gli analisti di ReportAziende.it – è preoccupante. Le imprese con un alto rapporto debiti/fatturato sono esposte a un rischio di insolvenza che potrebbe avere conseguenze devastanti sul tessuto economico nazionale. La fragilità finanziaria di queste aziende non è più un fenomeno isolato, ma un vero e proprio segnale di allarme che va affrontato con misure mirate a migliorare la loro resilienza».
Le misure suggerite sono l’implementazione di indici integrati (liquidità, indebitamento) per una valutazione più completa del rischio, il rafforzamento dei capitali propri tramite misure fiscali e incentivi all’aumento di patrimonio, la promozione di programmi di conversione debito-equity per le aziende in difficoltà e l’accelerazione della digitalizzazione dei processi aziendali, per ridurre i costi operativi e migliorare la resilienza.
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