Riscossione locale: concessionari criticano passaggio ad Amco

Anacap contesta il progetto del governo e denuncia una restrizione della concorrenza

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Il progetto di affidare la riscossione dei crediti locali ad Amco (società del Mef), previsto dalla legge di bilancio 2026 appena approvata dal Consiglio dei ministri, contrasta «i principi di concorrenza e affidamento dei servizi pubblici» e «i principi di autonomia organizzativa e finanziaria degli enti locali».

Ad insorgere – spiega un articolo de Il Sole 24 Ore – è stata Anacap, l’associazione delle società private iscritte all’albo della riscossione, con una nota arrivata sui tavoli del Ministero dell’Economia.

Nei propositi del governo, Amco sostituirebbe l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader), cui attualmente sono in buona parte affidati quei crediti (per un ammontare totale di 43 miliardi), anche se molti comuni si avvalgono di riscossori privati.

Il trasferimento alla società pubblica sarebbe opzionale solo negli enti locali che riescono a vantare percentuali di incasso superiori alle soglie critiche, individuate con decreto del Ministero dell’Economia in modo differenziato per le entrate tributarie (Imu, Tari e così via) e per quelle extratributarie (come multe, canoni o tariffe per mense e trasporto scolastico).

Nelle amministrazioni più in affanno, invece, «il ricorso ad Amco diviene obbligatorio», come recita anche la versione definitiva della norma (articolo 118, comma 3, del Ddl di bilancio). Il progetto dell’esecutivo prevede che Amco, ricevuti i crediti dagli enti locali, utilizzi successivamente operatori privati per la riscossione. Ma, nel distribuirli, avrebbe un ruolo di regia e supervisione, mentre attualmente quelle scelte sono attuate dalle amministrazioni locali con decisioni autonome.

E su questo punto si concentrano le critiche di Anacap. L’obbligo di rivolgersi ad Amco «rappresenta una restrizione della concorrenza sproporzionata rispetto all’obiettivo, pur legittimo, di migliorare l’efficienza della riscossione» – sottolinea l’associazione – che vede un «netto contrasto» fra il parziale «monopolio legale» riconosciuto ad Amco e «la disciplina nazionale ed europea in materia di contratti pubblici», in cui il «ricorso a procedure di gara ad evidenza pubblica» è inevitabile quando l’affidatario non sia una società controllata dall’ente titolare delle entrate.

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