Secondo un rapporto del Treasury Borrowing Advisory Committee i nuovi strumenti digitali potrebbero innescare un deflusso di 6 mila miliardi di dollari entro il 2028. La risposta di Coinbase agli istituti di credito: aumentate i tassi passivi!
L’utilizzo delle stablecoin determinerà una fuga dai depositi bancari? Da quando è stato approvato il Genius Act – la normativa che ha disciplinato l’utilizzo delle monete digitali negli USA, sdoganando di fatto le stablecoin – è in atto una vivace polemica tra gli operatori delle nuove valute digitali e gli esponenti del mondo bancario tradizionale.
Le banche avvertono del rischio di massicce fughe di depositi. Una coalizione di associazioni di categoria bancaria, tra cui l’American Bankers Association e il Bank Policy Institute, ha fatto pressioni sul Congresso affinché inasprisca le restrizioni sui rendimenti delle stablecoin, avvertendo che ritorni competitivi potrebbero provocare deflussi simili alla crisi dei fondi di mercato monetario degli anni ’80.
Un rapporto del Treasury Borrowing Advisory Committee ha previsto in questi giorni che le stablecoin potrebbero causare un deflusso potenziale di depositi pari a 6 trilioni di dollari entro il 2028, nonostante la previsione di un mercato delle stablecoin di soli 2 trilioni per quella data. Le lobby bancarie sottolineano che si sta creando un campo di gioco non uniforme, dove le piattaforme di stablecoin possono offrire rendimenti indiretti mentre le banche devono affrontare regolamentazioni più severe.
Coinbase, tra le principali piattaforme di compravendita di monete digitali, ha respinto le critiche al mittente. Faryar Shirzad, Chief Policy Officer di Coinbase, ha definito gli allarmi dell’industria bancaria nient’altro che «miti creati per proteggere le redditizie entrate del settore finanziario derivanti dalle commissioni sui pagamenti, stimate in 187 miliardi di dollari annui». Fonti di reddito che potrebbero essere erose dalle stablecoin, capaci di trasferire denaro con commissioni molto inferiori. Secondo Shirzad, se i depositi fossero davvero a rischio, «le banche competerebbero per i fondi dei clienti alzando i tassi d’interesse invece di parcheggiare 3,3 trilioni di dollari alla Federal Reserve». Ha inoltre richiamato analisi recenti che non mostrano «alcun collegamento significativo tra l’adozione delle stablecoin e la fuga di depositi dalle banche».
Il dirigente di Coinbase ha sostenuto che le stablecoin funzionano principalmente come strumenti di pagamento per il trading di asset digitali e per i trasferimenti transfrontalieri, piuttosto che come conti di risparmio.
La controversia ha attirato voci di spicco da tutto il settore finanziario. Mat Hougan, CEO di Bitwise (asset manager specializzato in criptovalute), ha criticato le banche per «aver abusato dei depositanti come fonte gratuita di capitale» ed esortato gli istituti a offrire rendimenti migliori invece di fare lobbying contro la concorrenza delle stablecoin. «Se le banche locali sono preoccupate per la concorrenza delle stablecoin, dovrebbero pagare più interessi sui depositi», ha scritto Hougan su X, osservando che le stablecoin offrono rendimenti fino al 5% rispetto al tasso medio di risparmio negli Stati Uniti dello 0,6%.
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