È una guerra dei mondi che non ha i toni apocalittici del film di Steven Spielberg ma non per questo è meno accanita. Ha per oggetto il controllo del sistema dei pagamenti internazionali attraverso le nuove tecnologie digitali. In Usa il congresso ha approvato giovedì il Genius Act la nuova regolamentazione delle valute digitali sdoganando le cosiddette stablecoin, ossia cripto-attività che dichiarano di mantenere un valore stabile rispetto al dollaro o a una materia prima come l’oro. Sul fronte opposto è l’Europa impegnata da anni nel progetto dell’Euro digitale ormai arrivato in dirittura di arrivo. In che si differenziano le due strategie e qual è la posta in gioco?
Gli USA puntano sugli stablecoin

Gli Stati Uniti con gli stablecoin si propongono di estendere anche nel nuovo contesto tecnologico il predominio del dollaro. Attualmente – ha riferito in questi giorni un lungo articolo del Financial Times – si contano circa 250 miliardi di dollari di stablecoin in circolazione a livello globale, praticamente tutte legate al dollaro. Gli stablecoin sono strumenti emessi da privati. Ricordano, in formato digitale, i miniassegni emessi dalle banche negli anni settanta ai tempi dell’iperinflazione che aveva rarefatto le disponibilità di moneta spicciola.
Gli investitori sono attirati da questi strumenti, che possono essere utilizzati per depositare denaro o come mezzo di pagamento. Le transazioni – ha sottolineato il giornale britannico – vengono liquidate in pochi minuti anziché in giorni e solitamente a una frazione delle commissioni applicate dalle banche. In più gli stablecoin, ancorate a una moneta tradizionale, non hanno le fluttuazioni che caratterizzano i bitcoin.
Gli analisti prevedono una rapida espansione del settore. «Il Citi Institute – – sottolinea l’articolo – ha recentemente affermato di prevedere che l’offerta di stablecoin raggiungerà 1600 miliardi di dollari entro il 2030 e potrebbe crescere fino a 3700 miliardi di dollari, spinta dalla legislazione statunitense più favorevole alle criptovalute».
Le critiche dei regulator internazionali
Non mancano i critici di questi nuovi strumenti. La Bank for International Settlements (BIS) ha recentemente messo in guardia dai rischi legati alla fiducia nel denaro, alla sovranità monetaria e alla stabilità finanziaria. Non solo. La BCE, nelle FAQ costantemente aggiornate sul progetto dell’euro digitale, fa presente che gli stablecoin, messi in circolazione da privati «dipendono in definitiva dal soggetto che le emette, così come dalla credibilità e dall’applicabilità dell’impegno di preservare il valore della moneta nel tempo. Oltretutto, gli emittenti privati possono utilizzare i dati personali a fini commerciali». Il governatore della Banca d’Italia Fabrizio Panetta, all’ultima assemblea di via Nazionale, ha rincarato la dose. «In assenza di norme adeguate – ha spiegato – la loro idoneità come mezzi di pagamento è quanto meno dubbia. Tuttavia, se grandi piattaforme tecnologiche estere decidessero di promuoverne l’uso nei pagamenti tra i propri clienti, potrebbero nascere schemi di rilievo sistemico su scala internazionale. I mezzi di pagamento tradizionali utilizzati a livello nazionale – come banconote e carte – potrebbero essere spiazzati, con effetti negativi sulla sovranità monetaria, sulla tutela dei dati personali e sullo svolgimento dell’attività creditizia, da sempre integrata e complementare a quella di pagamento».
I rilievi non fermano però l’amministrazione statunitense che prosegue dritta per la sua strada. Il Genius Act consentirà alle aziende private di emettere stablecoin. Altrettanto importante è un altro provvedimento approvato dal Campidoglio di Washington, l’Anti-CBDC Surveillance State Act, volto a impedire che la Federal Reserve possa emettere una valuta digitale destinata direttamente ai privati. Secondo l’amministrazione di Donald Trump una valuta digitale della banca centrale può diventare uno strumento di controllo sulla popolazione, grazie alla capacità di raccogliere dati finanziari personali dei cittadini.
L’Europa scommette sull’euro digitale
Con questa proposta legislativa gli Usa si scagliano direttamente contro il progetto di euro digitale intrapreso dall’Europa. Le FAQ della Bce replicano alle critiche Usa precisando che l’euro digitale “rispetterebbe la privacy e la protezione dei dati”. È concepito – precisa la Bce – per poter funzionare offline in modo da offrire agli utenti un livello di privacy simile a quello del contante, sia quando si invia denaro ad altre persone che quando si paga nei negozi. Nella modalità offline solo l’ordinante e il beneficiario sarebbero a conoscenza delle informazioni personali sulle operazioni di pagamento effettuate. Per i pagamenti in euro digitali online, il regime di privacy prevederebbe che lo stesso Eurosistema, emittente e fornitore delle infrastrutture di pagamento, non sia in grado di collegare direttamente le operazioni a soggetti determinati.
Parlando in generale l’iniziativa della Bce si caratterizza inoltre per nascere all’interno di un sistema dei pagamenti fortemente presidiato dalle valute nazionali. L’euro digitale sarebbe una forma elettronica di contante per un mondo digitalizzato. Darebbe ai consumatori la possibilità di utilizzare la moneta della banca centrale in forma digitale, in aggiunta alle banconote e monete. Coloro che dispongono di conti correnti presso le banche o gli uffici postali potrebbero caricare i loro borsellini elettronici utilizzando una quantità limitata dei loro depositi. I pagamenti sarebbero istantanei a differenza di ciò che accade attualmente per le forme di pagamento digitale in circolazione.
A voler fare in confronto l’euro digitale sembra rivolgersi alla grande platea dei correntisti persone fisiche, puntando a sostituire le attuali carte di credito e strumenti collegati (Satispay, per fare un esempio). Il progetto di stablecoin statunitense potrebbe piuttosto attirare le transazioni commerciali, soprattutto quelle che riguardino scambi transfrontalieri.
Chi vincerà?
La battaglia sui progetti in campo nei due lati dell’Atlantico è in pieno corso. L’esito non è ancora chiaro. Il mese scorso – ha ricordato il Financial Times nel suo articolo – la Banca di Corea ha sospeso i test della propria valuta digitale della banca centrale e otto banche commerciali locali stanno lavorando a una stablecoin congiunta sostenuta dal won. Alcuni progetti di valuta digitale, inoltre, non sono andati a buon fine. La Nigeria, nel 2021, aveva fatto da apripista lanciando la propria valuta digitale, ma i consumatori l’hanno evitata, optando invece per l’acquisto di stablecoin garantite dal dollaro emesse privatamente.
Ma l’Europa non è la Nigeria e il suo progetto, se realizzato, potrebbe essere d’esempio a livello internazionale. La fase di sperimentazione – secondo il calendario stabilito dalla BCE – si concluderà a fine 2025. Nei prossimi mesi, pertanto, verranno annunciati i passi successivi. La guerra dei mondi sulle valute è appena all’inizio.
Parole chiave
Stablecoin : criptovalute emesse da società private considerate più stabili di quelle tradizionali (ad.esempio i Bitcoin) , grazie al fatto che il loro valore è legato a quello di una moneta tradizionale, nella gran parte dei casi il dollaro statunitense
Euro digitale: progetto della Bce per far nascere una moneta digitale emessa dalla Banca Centrale, disponibile per i pagamenti elettronici, nei negozi e tra persona e persona.