Vie fittizie: sistema lodevole ma imperfetto per assegnare una residenza a senza tetto

Vi sono in Italia circa 260 vie irreali. Il sistema è stato creato negli anni per dare una residenza ai senza tetto e a chi non ha fissa dimora

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Clarissa Tomiolo, Studio Legale Rossi, Rossi & Partners

Sono indirizzi non tracciabili con un navigatore, neppure nell’Isola che non c’è di Peter Pan, ma certamente hanno connotati simili. Sparse nella penisola, esistono in Italia circa 260 vie fittizie. Non sono il regno della fantasia e della spensieratezza come nell’opera di James Matthew Barrie: sono entrate nella toponomastica delle città italiane con obiettivi più pragmatici, ma quelle strade hanno anch’esse la caratteristica di essere irreali, non vere, fittizie appunto. A tenerne aggiornato l’elenco è la Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD ETS) che, nel suo sito, ne spiega anche la finalità.

La via fittizia è la via dove certamente non vive nessuno de facto – essa in realtà non esiste – ma è l’unica via per molti, poiché consente alle persone senza dimora di esistere. Se la persona senza dimora non ha un recapito o un vero e proprio domicilio nel Comune, ma elegge domicilio al solo fine di chiedere e ottenere l’iscrizione anagrafica, come suo diritto – spiega l’associazione – l’anagrafe istituisce una via fittizia, territorialmente non esistente ma equivalente in valore giuridico.

In quel modo, questi soggetti possono avere un luogo “fittizio” dove ricevere la posta o gli atti ufficiali, ottenere la tessera sanitaria o agevolare l’ottenimento di pratiche burocratiche, tra cui – ad esempio – il certificato di residenza. La Circolare Istat 29/1992 ha formalizzato la pratica, stabilendo che ogni Ufficio Anagrafico debba registrare la persona senza tetto o senza dimora nel registro della popolazione residente, istituendo – in caso di assenza di domicilio o residenza – una via fittizia.

«L’intento è lodevole – spiega Clarissa Tomiolo dello studio legale Rossi, Rossi & Partners – ma il sistema si presta a molti inconvenienti. Spesso le persone residenti in una via fittizia sono sottoposte alle stesse conseguenze negative di chi volontariamente si rende irreperibile. Quando un postino si reca a quegli indirizzi per notificare, ad esempio, l’accertamento di una tassa non pagata, non gli rimane altro da fare che ‘flaggare’ il quadrato dove è scritto: soggetto irreperibile o sconosciuto».

«Se quelle persone sono proprietarie di un immobile e sono oggetto di una procedura per il recupero coattivo di un credito – continua Tomiolo – possono essere informati di quanto sta accadendo soltanto ad esecuzioni avvenute. Sul fronte opposto può avvenire che i debitori facciano opposizione al pignoramento sostenendo di non aver ricevuto gli atti».

Insomma, è un sistema che non funziona. «Occorrono sistemi di accertamento più sicuri e incontrovertibili per stabilire dove contattare un soggetto – sottolinea –. Anche una mail, uno SPID, una PEC o un numero di cellulare possono assolvere allo scopo meglio di una via fittizia. A patto, ovviamente, che non diventino braccialetti elettronici».