“Non credo ci siano le condizioni per fare una roba del genere”. Con queste parole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiuso la porta alla possibilità che gli agenti del Fisco possano accedere direttamente ai conti correnti bancari degli italiani, come invece aveva ipotizzato poche ore prima la Commissione Benedetti, chiamata a studiare il nodo dei crediti fiscali non riscossi, pari a 1.273 miliardi di euro.
Una cifra enorme, che continua a crescere anno dopo anno e che lo Stato non riesce a trasformare in entrate effettive. La Commissione, nel suo rapporto, aveva sottolineato come “attualmente non è concesso l’accesso massivo, ma solo puntuale ad alcune informazioni dei conti correnti”, suggerendo che una maggiore trasparenza, con le dovute garanzie di privacy, renderebbe più efficace e tempestiva la riscossione. Ma la politica, come spesso accade, si è divisa.
Da un lato la realtà dei numeri: l’Agenzia delle Entrate e Riscossione (ADER) ogni anno notifica milioni di cartelle esattoriali ma raramente porta a termine azioni concrete. Nel 2023, ad esempio, sono stati effettuati appena 81 pignoramenti immobiliari. Un dato che la dice lunga sull’efficacia di un sistema che appare ingolfato. Dall’altro lato il dibattito politico, con Matteo Salvini che ha liquidato i pignoramenti con un “non risolvono nulla”, e Matteo Renzi che ha accusato il governo di voler “infilare il Fisco dentro i conti correnti”, senza sapere che l’esecutivo aveva già frenato sull’ipotesi.
In realtà, le informazioni bancarie sono già in parte disponibili nelle banche dati pubbliche, ma l’inefficienza organizzativa e la mancanza di interoperabilità tra i sistemi ne limitano l’utilizzo. Lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha denunciato che i servizi di riscossione non possono accedere a dati che appartengono alla loro stessa struttura, come l’Archivio dei rapporti finanziari.
Una situazione paradossale che rende difficile qualsiasi azione incisiva. Guardando all’estero, il confronto è impietoso: negli Stati Uniti l’IRS può ottenere senza difficoltà dati bancari attraverso semplici summons. Da noi, invece, governi e partiti sembrano più preoccupati di non perdere consenso che di tutelare i contribuenti onesti. E così, la lotta all’evasione resta intrappolata tra burocrazia e veti politici, mentre lo Stato continua a rinunciare a una parte fondamentale delle proprie risorse.
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