Il grande bluff dei trulli “smontabili”: Quando le false storie danneggiano la vera competenza

Perché la narrazione che diamo di noi stessi determina la credibilità sui mercati

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C’è un malcostume tutto italiano: dipingerci all’estero come poco seri, “furbi di provincia” e campioni nel trovare scorciatoie. Un riflesso automatico che trasforma ogni successo in fortuna e ogni innovazione in improvvisazione.

Un esempio è la leggenda dei trulli di Alberobello. Le guide turistiche raccontano che queste architetture nacquero per un ingegnoso trucco fiscale: costruire case smontabili per evitare le tasse del Regno di Napoli. Una narrazione che alimenta lo stereotipo dell’italiano furbo; peccato che sia falsa.

Come dimostra la ricerca accademica, i trulli non furono mai demoliti per evitare le tasse. La realtà è che la Prammatica XXIV richiedeva autorizzazione regia per nuovi insediamenti permanenti e, quindi, i Conti di Conversano imposero costruzioni precarie senza malta per non configurare un insediamento stabile soggetto a tassazione. Non evasione fiscale, ma strategia amministrativa legale. I trulli nascono come risposta ingegneristica a un territorio pietroso: pura competenza tecnica, non furbizia fiscale.

Il caso NPE: quando l’eccellenza parla da sola

Nel settore NPE, l’Italia ha sviluppato competenze, know-how e framework legali studiati e replicati in tutta Europa. Come per i trulli, abbiamo trasformato vincoli limitanti in vantaggi competitivi, creando modelli che definiscono standard europei: dal legal framework per le cartolarizzazioni alle GACS, dalle piattaforme tecnologiche alle strategie di workout, che combinano efficienza procedurale e sostenibilità sociale.

Questa non è furbizia, ma ingegneria finanziaria di alto livello: capacità d’innovare rispettando vincoli normativi complessi, di bilanciare interessi divergenti, di trovare soluzioni sostenibili dove altri vedevano solo macerie.

Il costo dell’auto-narrazione distorta

Il messaggio all’estero resta inquinato dai nostri cliché. Come per i trulli le inaccuratezze storiche minano l’integrità dell’identità locale, così accade nel settore finanziario: finché continueremo a raccontarci come “creativi dell’emergenza” anziché “specialisti della complessità”, offuscheremo i nostri veri successi.

Il problema non è l’onestà sui difetti, ma l’incapacità di riconoscere le eccellenze senza imbarazzo. Nel real estate, nella gestione del rischio, nell’innovazione normativa, l’Italia ha sviluppato competenze che altri Paesi c’invidierebbero, se smettessimo di raccontarle come colpi di fortuna.

Una proposta: cambiare registro

È tempo di aggiornare la nostra corporate narrative. Quando un operatore italiano gestisce portafogli paneuropei, non è perché siamo “bravi a cavarcela”, ma perché abbiamo sviluppato processi e competenze, che funzionano meglio. Quando i nostri standard sulle cartolarizzazioni vengono studiati altrove, è il risultato di anni di lavoro tecnico e innovazione.

I trulli sono patrimonio UNESCO, ma il nostro approccio agli NPL è patrimonio professionale di cui andare fieri. Lo stesso Sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha sottolineato che il sistema bancario italiano ha saputo gestire il tema dei crediti in sofferenza in modo decisamente migliore rispetto alle banche europee. In un settore dove la credibilità si misura sui capitali attratti, dipingerci come “quelli che smontano i trulli per le tasse” è un lusso che non possiamo permetterci.

La prossima volta potremo rispondere che quella è una bugia e che la verità è che l’Italia è quel posto dove un problema serio è stato risolto con intelligenza e competenza. Senza falsa modestia, perché le storie che raccontiamo diventano la realtà che altri vedono e noi, una realtà migliore, l’abbiamo già costruita.

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