Un’industria alla ricerca di nuove frontiere

Il vento del cambiamento sta scuotendo il mondo dei credit servicer. Il comparto dell’industria del credito, molto cresciuto negli anni passati con imponenti flussi di NPL in arrivo dalle banche tradizionali, ha preso atto di una semplice realtà: quei flussi si sono in buona parte inariditi e gli operatori stanno guardando altrove per far crescere le proprie attività

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L’ultimo report di Banca Ifis sull’industria del settore, pubblicato nelle scorse settimane, ha stimato che nel biennio 2022-2024 il mercato europeo (273 miliardi a giugno di quest’anno) dei crediti deteriorati ha mostrato un andamento divergente. I flussi aumentano in Germania (14,4 miliardi) e Francia (11,8 miliardi), mentre diminuiscono significativamente in Spagna e, soprattutto, in Italia. Né potrebbe essere diversamente, in questi due ultimi Paesi, considerate le politiche di derisking adottate dalle banche. Alla fine del secondo trimestre di quest’anno, in Italia, l’ammontare dei crediti deteriorati lordi rispetto a quelli totali erogati dal sistema bancario – ha certificato la Banca d’Italia – ha toccato un nuovo minimo storico, raggiungendo il 2,6 per cento. Dieci anni fa lo stesso indicatore si collocava al 18,2.

Il semplice confronto tra queste due cifre fa capire il percorso che è stato fatto. In questi anni, circa 200 miliardi di crediti problematici sono stati trasferiti sulle spalle dei servicer che li stanno recuperando o annullando. Ma ora, appunto, quella materia prima scarseggia. E i principali operatori si stanno incamminando verso strade nuove. Innanzitutto, gli operatori stanno guardando a quei Paesi, Germania e Francia, dove il flusso di NPL è più abbondante. Poi è in atto un processo di concentrazione per ridurre i costi e dare vita a gruppi dalle spalle più forti.

Ha iniziato Ion ad aggregare Prelios e il trend è proseguito con l’acquisizione di Gardant da parte di doValue e con l’Opas di Banca Ifis su illimity, la creatura fondata da Corrado Passera, divenuta preda nel corso del tragitto volto a cambiare il suo modello di business. I servicer stanno anche allargando la loro operatività dai crediti deteriorati a quelli in bonis, offrendo alle banche nuove forme di collaborazione.

Nell’intervista su questo numero di Be Bankers, l’AD di BPM, Giuseppe Castagna, si è detto scettico sull’eventualità che gli istituti di credito trasferiscano in outsourcing funzioni tipiche del loro core business, non escludendo però la possibilità di nuove collaborazioni.

C’è poi la partita dei crediti erariali che potenzialmente vale miliardi. La Commissione Benedetti sul magazzino dei crediti dello Stato ha suggerito che una quota di quell’enorme ammontare (1.278 miliardi al gennaio di quest’anno) potrebbe essere affidata ai servicer per aumentare i tassi di riscossione, ma la politica deve ancora compiere una scelta chiara in questa direzione.

Infine, la tecnologia. Sono già stati annunciati in Europa – ha documentato il report di Banca Ifis – ben 47 progetti che, nell’industria dei crediti deteriorati, coinvolgono l’AI generativa utilizzata soprattutto al servizio di analisi predittive, per gestire la conformità documentale e per migliorare l’interazione con la clientela attraverso chatbot e assistenti virtuali. È una spinta poderosa destinata a cambiare il volto dell’industria nei prossimi anni. C’è un ulteriore valore, nascosto, nei portafogli di NPL gestiti dai servicer? I nuovi algoritmi aiuteranno a scoprirlo.

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