Germania, da locomotiva a vagone: Se il rischio viene dal nord

La Germania rallenta e trascina con sé l’Europa: crisi industriale, credito fragile e impatti pesanti per l’Italia, soprattutto nel Nord produttivo

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L’economia tedesca, tradizionalmente motore industriale d’Europa e pilastro dell’Unione Europea, ha mostrato negli ultimi due anni preoccupanti segnali di debolezza, trasformandosi in una «zavorra» per la crescita continentale. Questa fase di stagnazione prolungata, intensificatasi nel 2025, solleva seri interrogativi sul «modello Germania» e sulle sue implicazioni per i partner europei, in particolare l’Italia, a causa della loro profonda integrazione commerciale e produttiva.

Proviamo, quindi, ad analizzare lo stato macroeconomico della Germania e l’evoluzione dei crediti deteriorati nel suo sistema bancario per provare a comprendere quali siano o potrebbero essere gli impatti che la Germania potrebbe avere sull’Italia e su alcune sue regioni.

Lo stato di salute dell’economia tedesca

La Germania ha attraversato una fase di stagnazione economica e recessione tecnica prolungata tra il 2022 e il 2025. Dopo un rimbalzo post-Covid del +2,6% nel 2022, il PIL tedesco è calato dello 0,3% nel 2023, e si stima un ulteriore calo dello 0,5% per il 2024. Nel 2025, le previsioni oscillano tra una crescita nulla e una leggera contrazione, con l’Istituto Ifo che ha rivisto al ribasso le stime a +0,2%.

Il secondo trimestre 2025 ha registrato una contrazione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, seguendo una crescita dello 0,4% nel primo trimestre, che evidenzia una crisi ormai strutturale.

L’inflazione in Germania ha raggiunto picchi superiori al 10% nel 2022 a causa della crisi energetica. Sebbene sia gradualmente rientrata verso l’obiettivo BCE, attestandosi al 2% a giugno 2025, il violento ciclo inflazionistico ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, con i salari nominali che non hanno tenuto il passo dei prezzi.

I consumi interni e la fiducia dei consumatori rimangono deboli e storicamente depressi, recuperando solo parzialmente nel 2024. Ad agosto 2025, l’inflazione ha mostrato un’accelerazione inaspettata al 2,1%, con la BCE costretta di conseguenza a lasciare invariati i tassi d’interesse anche a settembre 2025.

Un indicatore sintomatico dello stress è l’aumento delle procedure concorsuali in Germania. Secondo l’istituto di ricerca IWH, il numero d’insolvenze di società di persone e società di capitali in Germania è stato di 1.409 ad agosto. Si tratta dell’11% in meno rispetto al mese precedente, ma dell’11% in più rispetto all’agosto 2024 e del 51% in più rispetto alla media di agosto dal 2016 al 2019.

Parallelamente, il numero di dipendenti interessati ad agosto da procedure concorsuali è quindi significativamente superiore al livello di luglio (+30%) e del 56% in più rispetto alla media di agosto degli anni pre-Coronavirus dal 2016 al 2019.

Anche gli indicatori di fiducia confermano il quadro di difficoltà. L’indice Ifo sul clima economico è rimasto su valori insolitamente bassi per tutto il 2023 e la prima metà del 2024, con il settore manifatturiero e automotive che esprimono giudizi molto sfavorevoli. Il clima di fiducia nell’automotive segnava -32,2 punti a giugno 2025.

L’indice ZEW del sentiment economico è crollato drasticamente da 52,7 a 34,7 ad agosto 2025, a causa delle delusioni sugli accordi commerciali e dei timori per i dazi USA. L’erosione della fiducia ha inciso negativamente sugli investimenti privati, con le banche che hanno irrigidito gli standard di concessione del credito.

Settori critici. Diversi settori chiave sono in difficoltà. L’industria automobilistica è in una fase recessiva e di trasformazione tecnologica, con la produzione di autoveicoli e componenti in Germania diminuita del 4,8% nel 2024. La debolezza della domanda estera, in particolare dalla Cina, e le incertezze del commercio globale pesano.

Il settore edilizio, specialmente quello residenziale, è in profonda crisi, con un calo del 14,4% nelle nuove abitazioni completate nel 2024 e un crollo del 16,8% nei permessi di costruzione. L’aumento dei tassi d’interesse e dei costi ha frenato la domanda e i progetti. Le industrie ad alta intensità energetica (chimica, metallurgia) risentono di costi elevati e competitività ridotta rispetto ad altre regioni.

Crediti deteriorati nel sistema bancario tedesco

L’indebolimento macroeconomico ha iniziato a riflettersi sulla qualità del credito delle banche tedesche. Il NPL ratio medio, sebbene ancora basso rispetto alla media UE (~1,9%), è cresciuto dal minimo di ~1,3% del 2022 a circa 1,58% a fine 2024, per poi assestarsi a 1,45% nel Q1 2025. Questo trend segna un’inversione di rotta dopo anni di calo ininterrotto.

Nel Q1 2025, le banche significative tedesche presentano un NPL ratio dell’1,9%, in linea con la media UE dell’1,88%. Tuttavia, lo stock di NPL è aumentato di €10,2 miliardi tra il T1 2023 e il T3 2024, il maggior incremento assoluto in UE. Si prevede che il volume totale dei crediti deteriorati nelle banche tedesche salga a circa 41 miliardi di euro entro la fine del 2025.

In fase prospettica, tuttavia, l’indicatore più preoccupante è l’aumento drastico dei crediti Stage 2, cioè prestiti con un significativo aumento del rischio di credito, passati da circa il 10% degli impieghi durante la pandemia a oltre il 15% a fine 2024. Nel Q1 2025, la quota di prestiti in Stage 2 sul totale è del 15,5% per le grandi banche tedesche, significativamente superiore alla media UE del 9,2%-9,5%.

Il settore immobiliare commerciale è uno dei fronti di rischio principali, con un NPL ratio del 4,3% su tali esposizioni a fine 2023 e un incremento del 56% degli NPL in questo settore nel 2024.

Le banche tedesche hanno reagito aumentando le rettifiche su crediti e le coperture, mantenendo al contempo solidi ratio patrimoniali. Il Cost of Risk (CoR) delle banche europee è salito a 57 punti base nel Q1 2025, il livello più alto dal 2021, con la Germania che ha registrato uno dei maggiori aumenti.

Nonostante questo, il sistema bancario tedesco rimane ben capitalizzato (CET1 ratio ~16% nel Q1 2025) e liquido, con una robusta redditività che aiuta a generare capitale internamente.

Impatti sull’economia italiana e regioni esportatrici

L’indebolimento tedesco comporta conseguenze rilevanti per l’Italia, data l’intensa integrazione commerciale e produttiva. La Germania è il primo mercato di destinazione dell’export italiano, con 156 miliardi di euro d’interscambio nel 2024. Tuttavia, il 2024 ha visto un calo del 4% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi due anni, la contrazione del mercato tedesco ha causato una perdita stimata di 5,8 miliardi di euro per l’export italiano.

Per ragioni storiche e di prossimità geografica, le regioni del Nord Italia sono le più esposte:

  • Lombardia: è la regione leader nell’interscambio con la Germania, rappresentando circa un terzo del totale nazionale, con oltre 19 miliardi di euro di export nel 2024. Nonostante un calo del 2,1% nell’interscambio complessivo, mantiene la leadership.
  • Veneto: ha registrato un calo di quasi il 7% nelle esportazioni verso la Germania nei primi 9 mesi del 2024, pari a 572 milioni di euro. I settori più colpiti sono macchinari e impiantistica (-19% per i prodotti in metallo) e tessile-moda (oltre -10%). L’export veneto in Germania supera i 9,7 miliardi di euro, rappresentando quasi il 14% dell’intero export regionale.
  • Emilia-Romagna: si posiziona come seconda regione italiana per quota dell’export nazionale verso la Germania (12,9%), con una forte specializzazione nei macchinari agricoli e industriali e nell’automotive, dove il 21% dell’export regionale verso la Germania è rappresentato da questo settore.

Settori italiani colpiti

  • Automotive e componentistica: la filiera italiana (dalla Motor Valley emiliana ai distretti lombardi e piemontesi) risente della recessione dell’auto tedesca. L’export di mezzi di trasporto ha registrato un calo del 17,7% nel primo semestre 2024.
  • Macchinari e impiantistica: le esportazioni di macchine e apparecchi meccanici sono diminuite del 5,5%, e i prodotti in metallo del 15,9%.
  • Elettrodomestici: il rallentamento dei consumi tedeschi impatta sulle produzioni italiane destinate a quel mercato.
  • Siderurgia, metallurgia e semilavorati: la crisi dell’industria tedesca di base riduce la domanda di semilavorati e beni strumentali dall’Italia.
  • Beni di consumo, moda e turismo: il calo della fiducia e la compressione dei redditi in Germania hanno colpito l’import di beni made in Italy.
  • Insolvenze italiane: In Italia si registra un preoccupante incremento delle insolvenze aziendali. Nel II trimestre 2025, i fallimenti sono cresciuti del 18% rispetto al 2024 e del 33% rispetto al 2023. Le «nuove turbolenze negli scambi internazionali» e l’aumento dei costi colpiscono in particolare le PMI esposte ai mercati esteri.

Conclusioni

L’analisi conferma che l’economia tedesca sta attraversando una fase complessa di aggiustamento, con crescita nulla o negativa, inflazione che ha eroso consumi e fiducia, e settori industriali chiave in seria difficoltà. Questo si traduce in un moderato deterioramento della qualità del credito nel sistema bancario tedesco, con un aumento degli Stage 2 a oltre il 15% degli impieghi e un progressivo rialzo del tasso di NPL.

Sebbene le banche tedesche rimangano solide, sono state prudenti nell’accantonare risorse, consapevoli che il peggioramento del ciclo economico interno potrebbe continuare a riflettersi sui portafogli creditizi.

Per l’Italia, il rallentamento tedesco sta già avendo impatti tangibili sul sistema produttivo, in particolare nel Nord. I flussi commerciali verso la Germania sono in calo, e settori come la meccanica strumentale, l’automotive e la moda registrano contrazioni nelle vendite.

Le regioni più esposte (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) ne risultano penalizzate, con perdite di fatturato e potenziali riflessi sull’occupazione. L’aumento concomitante dei fallimenti in Italia (+33% in due anni) fa temere per la sostenibilità di parte del nostro tessuto imprenditoriale.

La ripresa dell’economia tedesca, prevista solo per il 2026, è cruciale per la filiera produttiva italiana. La Germania, con finanze pubbliche sane, ha deciso di attuare politiche fiscali espansive che potrebbero giovare all’Europa intera, ma se consideriamo gli impatti finora non esaltanti del PNRR in termini di crescita del PIL, le prospettive potrebbero essere non particolarmente rosee.

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