Europa cambia rotta sul digitale con il “Digital Omnibus”

In arrivo un riorientamento di tutte le direttive riguardanti i dati, compresa la GDPR. Rinviata al 2027 l’applicazione delle norme più severe sull’intelligenza artificiale

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Valdis Dombrovskis during the confirmation hearing 2024. ©European Union, 2024 - Source: EP

La Commissione europea ha presentato nuove proposte per semplificare le normative sull’intelligenza artificiale e sulla privacy. Il «Digital Omnibus» della Commissione UE – scrive Reuters – propone in particolare di rinviare l’introduzione di norme più severe sull’uso dell’intelligenza artificiale in settori «ad alto rischio» fino alla fine del 2027, di allentare le norme sui cookie e di consentire un maggiore utilizzo dei dati.
L’Europa – scrive ancora l’agenzia – sta cercando di bilanciare norme severe con la necessità di non perdere ulteriore terreno nella corsa tecnologica globale, dove le aziende negli Stati Uniti e in Asia stanno facendo passi da gigante nell’intelligenza artificiale e nei chip.

«L’Europa non ha ancora tratto pieno vantaggio dalla rivoluzione digitale», ha dichiarato il commissario europeo per l’Economia, Valdis Dombrovskis. «E non possiamo permetterci di pagare il prezzo per non essere riusciti a tenere il passo con le esigenze di un mondo in continua evoluzione».

La proposta prevede il rinvio da agosto 2026 a dicembre 2027 di norme più severe sull’IA per l’utilizzo in settori sensibili come l’identificazione biometrica, la fornitura di servizi di pubblica utilità, la sanità, l’affidabilità creditizia e l’applicazione della legge. La Commissione mira a chiarire quando i dati cessano di essere «personali» ai sensi della legge sulla privacy, rendendo potenzialmente più facile per le aziende tecnologiche utilizzare informazioni anonime di cittadini dell’UE per l’addestramento dell’IA.


Con il Digital Omnibus la Commissione europea si propone anche di porre fine alla «stanchezza da cookie banner», riducendo il numero di volte in cui gli utenti di Internet devono dare il proprio consenso al tracciamento online. Le modifiche proposte consentirebbero inoltre a Google, Meta, OpenAI di Alphabet e altre aziende di utilizzare i dati personali degli europei per addestrare modelli di IA. Molte aziende, tra cui le europee Siemens e SAP, hanno chiesto una revisione delle norme sull’IA per semplificare le cose. Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha regolarmente criticato le normative dell’UE, affermando che prendono di mira le aziende statunitensi, accuse che la Commissione ha respinto.

«Dopo un lungo periodo di regolamentazione – ha sottolineato il giornale britannico The Guardian – l’agenda dell’UE è cambiata da quando l’ex Primo Ministro italiano Mario Draghi ha avvertito in un rapporto lo scorso autunno che l’Europa era rimasta indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di innovazione ed era debole nelle tecnologie emergenti che avrebbero guidato la crescita futura, come l’IA».
Il quotidiano ha riportato anche le critiche dell’European Digital Rights (EDRi), una rete paneuropea di ONG, secondo cui il progetto della Commissione europea rappresenta «un importante arretramento delle tutele digitali dell’UE» che rischia di smantellare «le fondamenta stesse dei diritti umani e della politica tecnologica nell’UE».
In particolare, EDRi ha affermato che le modifiche al GDPR consentirebbero «l’uso incontrollato dei dati più intimi delle persone per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale» e che un’ampia gamma di esenzioni proposte alle norme sulla privacy online consentirebbe alle aziende di leggere i dati su telefoni e browser senza chiedere il consenso.

Sul fronte opposto, sono arrivati i primi commenti delle associazioni imprenditoriali europee che – spiega il Guardian – hanno accolto con favore le proposte, ma hanno affermato che non sono sufficienti. Un rappresentante della Computer and Communications Industry Association, che include Amazon, Apple, Google e Meta, ha dichiarato: «Gli sforzi per semplificare le norme digitali e tecnologiche non possono fermarsi qui». La CCIA ha sollecitato «una revisione più ambiziosa e completa dell’intero corpus normativo digitale dell’UE».

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