Banca Progetto: i costi del salvataggio salgono ad oltre 700 milioni

La somma è da mettere in relazione all’offerta di Amco-Crc per rilevare i crediti deteriorati della banca (1,3 miliardi)

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Banca-Progetto

I costi per il salvataggio di Banca Progetto salgono continuamente. Dai 400 milioni iniziali si è passati a 500 milioni (vedi Be Bankers del 19 novembre) ed ora le stime indicano una cifra superiore ai 700 milioni. Lo scrive MF che, a distanza di pochi giorni, è tornata ad occuparsi della banca commissariata. Com’è noto, il piano di salvataggio messo a punto dai commissari assieme ai principali gruppi bancari della penisola si snoda attraverso tre fasi: la vendita a credit servicer di una parte consistente dei debiti deteriorati della banca (un portafoglio del valore nominale di circa 1,3 miliardi), la ricapitalizzazione della banca attraverso il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), la cessione delle quote ai primi cinque gruppi bancari italiani da parte dello stesso fondo che manterrebbe comunque una quota incontro al 10 per cento.

Ebbene, l’aumento del costo del salvataggio è strettamente collegato al prezzo di cessione del portafoglio dei crediti. Secondo quanto risulta al giornale, ai commissari sarebbe arrivata una proposta di acquisto da parte di Amco (società di credit management del Mef) in tandem con il fondo americano Christofferson Robb & Company (Crc) che, tuttavia, non sarebbe l’unica manifestazione d’interesse pervenuta. MF non ne parla, ma sarebbero in lizza anche altri due grandi player nel mercato dei credit servicer. Secondo Mf, in un nuovo articolo pubblicato oggi, sarebbero Fortress, Barclays e Deutsche Bank.

Per tornare all’offerta di Amco – fa presente l’articolo – sarebbe stata giudicata “penalizzante” per il fatto di considerare l’intero portafoglio privo delle garanzie pubbliche accordate da MCC, com’è invece. È vero che una parte di quell’ombrello di protezione, poiché relativo a finanziamenti accordati alla ‘ndrangheta – è il motivo per cui Banca Progetto è stata commissariata – non si aprirebbe in caso di escussione. Resta da vedere, però, se l’intero portafoglio si trovi in questa condizione.

È un aspetto assai delicato che dovrà essere valutato dai commissari di Banca Progetto. Un basso prezzo di cessione farebbe lievitare l’ammontare della ricapitalizzazione necessaria a riportare Banca Progetto entro i ratios patrimoniali di vigilanza. Se poi quel portafoglio di crediti ceduti ex post si rivelasse più redditizio, questo andrebbe a beneficio di Amco (società pubblica) e a detrimento del settore bancario incaricato, a vario titolo, di ricapitalizzare la banca. “È plausibile – osservava ieri il primo articolo di MF – che la scelta di Amco e Crc sia riconducibile a considerazioni di opportunità, visto che l’intervento dovrà rispettare la disciplina europea degli aiuti di Stato e che l’Italia è già nel mirino di DgComp e di DgFisma per la normativa Golden Power. Ma naturalmente, più Amco-Crc pagano per i crediti deteriorati, meno capitale servirà a Progetto”.

Commissari e candidati all’acquisto degli Npl dovranno trovare un punto di accordo, altrimenti l’operazione rischia di saltare. Nell’ampio pool di banche italiane coinvolte nell’operazione “si respira un clima di incertezza e di nervosismo. Gli istituti grandi e medi saranno chiamate a intervenire sia come aderenti al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) sia come cavalieri bianchi, per di più in un periodo in cui il sistema è alle prese con una congiuntura incerta e con la controversa tassa sugli extraprofitti voluta dal governo”.

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