L’Italia guida l’Europa per numero di donne imprenditrici e non è uno slogan, ma il dato centrale di uno studio realizzato dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che fotografa un fenomeno in costante espansione.
Nel 2024 le partite Iva intestate a donne hanno raggiunto quota 1.621.800, il numero più alto nell’Ue a 27, davanti a Francia, Germania e Spagna, e nei primi nove mesi del 2025 le imprese femminili hanno continuato a crescere a un ritmo più che doppio rispetto a quelle guidate da uomini. Un primato importante che però convive con una contraddizione tutta italiana: il tasso di occupazione femminile resta il più basso d’Europa, segno che per molte donne l’autoimpiego non è solo una scelta, ma una strada obbligata per restare o rientrare nel mercato del lavoro.
Secondo la CGIA, sette imprenditrici su dieci operano nei servizi e nel commercio, settori dove flessibilità e capacità di adattamento fanno la differenza, e non è un caso che le donne che fanno impresa tendano ad assumere altre donne più dei colleghi uomini, contribuendo così a rafforzare l’occupazione femminile.
Il Sud spicca per incidenza di imprese in rosa sul totale, con regioni come Molise, Basilicata e Abruzzo in testa, mentre in valori assoluti primeggiano Lombardia, Campania e Lazio. Numeri che raccontano un’Italia dinamica, ma anche un potenziale ancora in parte frenato da difficoltà di accesso al credito, carichi familiari e politiche di conciliazione insufficienti. La conclusione dello studio è chiara: valorizzare l’imprenditoria femminile non è solo una questione di pari opportunità, ma una leva concreta di crescita economica e sociale per l’intero Paese.
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