Non è poi così vero che la banca locale sia sinonimo di maggiori crediti deteriorati. O, almeno, non più. Le 113 banche di credito cooperativo che fanno capo a Iccrea hanno registrato nel corso degli anni una costante diminuzione dell’NPL ratio dal 12 al 3 per cento. Ed ora, nel corso del piano industriale 2024-2026 appena presentato, intendono portare il medesimo indicatore lordo «al 2,7% a fine piano mentre l’NPL netto verrà mantenuto al di sotto dell’1 per cento».
Lo ha detto il direttore di Iccrea, Mauro Pastore, spiegando a Il Corriere della Sera i principali obiettivi del nuovo piano. «Il credito alle PMI lo sappiamo fare» – ha sottolineato con convinzione – «e non è vero che è più rischioso perché fatto sul territorio, anzi genera un circolo virtuoso che riscontriamo nella raccolta. Infatti nel piano prevediamo un ulteriore aumento anche del risparmio gestito: +12,5 miliardi, cifra maggiore dei competitor di pari dimensione».
Il circuito di Iccrea serve le esigenze di credito delle piccole comunità. Il gruppo ha attivi per 165 miliardi e prevede di erogare nuovi crediti per 46 miliardi nel triennio. Con una raccolta diretta da clientela a 146,2 miliardi e indiretta a 85,1 miliardi, Iccrea punta a centrare i nuovi target diversificando i ricavi e disciplinando i costi.
«Il nostro obiettivo» – ha detto ancora Pastore – «è servire al meglio i territori – oggi siamo presenti in 1.700 comuni – e diventare punto di riferimento assoluto delle loro famiglie e imprese. Per far realizzare loro sogni e investimenti abbiamo messo nel piano 46 miliardi di nuovi crediti che si dispiegheranno di un terzo all’anno; cercheremo inoltre nuove imprese da finanziare, oggi ne assistiamo già 800 mila. Per poter erogare nuovo credito ci avvaliamo di una qualità del patrimonio e di una consistenza patrimoniale non impegnata molto rilevante, tra le prime in Italia con un Cet1 che a fine piano arriverà al 27 per cento».