Nel pieno della guerra commerciale innescata dagli Stati Uniti, il rischio di insolvenze cresce tra gli esportatori internazionali. Lo rivela il Global Survey 2025 di Allianz Trade, leader mondiale nell’assicurazione crediti, che ha analizzato le reazioni di 4.500 aziende in 9 Paesi, rappresentativi di quasi il 60% del PIL globale.
Secondo lo studio – spiega una nota della società – «l’incertezza sulle politiche tariffarie statunitensi ha provocato un significativo aumento delle difficoltà per le imprese, con quasi la metà (48%) degli esportatori che prevede un aumento del rischio di insolvenza, in particolare in Italia, Stati Uniti e Regno Unito». Contestualmente, «il 25% delle aziende si aspetta termini di pagamento più lunghi di oltre 7 giorni rispetto al passato», un dato che evidenzia il peggioramento delle condizioni commerciali globali.
Nonostante gli accordi bilaterali recenti, le imprese affrontano una netta frammentazione delle catene di approvvigionamento e stanno adottando strategie di friendshoring e diversificazione per ridurre l’esposizione al rischio. In particolare, Europa e America Latina emergono come alternative preferite agli approvvigionamenti asiatici tradizionali, con un crescente interesse a redistribuire le esportazioni verso nuovi mercati.
«In un contesto di crescente instabilità, il successo delle aziende dipende sempre più dalla capacità di adattamento: diversificazione, ricerca di rotte logistiche alternative e condivisione del rischio lungo la catena di fornitura sono oggi fondamentali», commenta Aylin Somersan Coqui, CEO di Allianz Trade. Il sondaggio sottolinea inoltre che «il 54% delle imprese sta introducendo clausole di prezzo per condividere la volatilità del cambio con clienti e fornitori», mentre «sono in molti ad anticipare le spedizioni per sfruttare le sospensioni temporanee dei dazi».