Europa: Italia passa l’esame del “pacchetto di primavera” della commissione

Un report di Bruxelles sottolinea la stabilità del sistema bancario e la qualità degli attivi dove i livelli di accantonamento per i crediti deteriorati rimangono più elevati rispetto alla media dei paesi dell’Unione

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L’Italia supera l’esame del Pacchetto di Primavera della Commissione europea, che ha valutato
i progressi degli Stati membri nell’attuazione dei piani strutturali e di bilancio a medio termine presentati lo scorso autunno. L’Italia continua a far parte dei paesi che presentano squilibri macroeconomici, un club che comprende, oltre al nostro, anche Ungheria, Grecia, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia. Ma la sua situazione non è paragonabile a quella della Romania, che continua a registrare squilibri eccessivi, con l’ampliamento del disavanzo di bilancio e delle partite correnti e il deterioramento della competitività di costo nel 2024.

Inoltre, la Commissione dà atto che il disavanzo pubblico italiano è sceso al 3,4% del PIL nel 2024, dal 7,2% dell’anno precedente, con un conseguente avanzo primario dello 0,4% del PIL, il primo dal 2019. Ma al contempo sottolinea che, in mancanza di riforme strutturali, le prospettive del Paese sono destinate a rimanere fragili.

Un report specifico dedicato all’Italia sottolinea inoltre la solidità e la patrimonializzazione del settore bancario, dove il livello di concentrazione «sembra essere inferiore alla media UE, con le prime cinque banche che controllano meno del 50% del settore (media UE del 54%)». Le compagnie assicurative, «con un totale attivo equivalente al 49% del PIL a fine 2023, sono gli intermediari finanziari non bancari più sviluppati in Italia, sebbene le loro dimensioni rimangano inferiori alla media UE del 55%».

Indicazioni confortanti giungono inoltre dalla qualità degli attivi bancari. Il rapporto tra crediti deteriorati lordi (NPL) – sottolinea la Commissione europea – «ha continuato il suo percorso discendente nel 2023 ed è aumentato solo leggermente a settembre 2024, attestandosi al 2,8% (media UE dell’1,9%), un valore superiore per i prestiti alle imprese (4,4%) rispetto a quelli alle famiglie (2,6%)».

Anche i livelli di accantonamento «rimangono più elevati rispetto a quelli dei Paesi dell’UE, con un tasso di copertura dei crediti deteriorati tramite accantonamenti pari al 47,8% al terzo trimestre del 2024 (rispetto al 42,1% dell’UE). Questi dati, uniti alla solida posizione patrimoniale delle banche italiane e alla loro elevata redditività» – sottolinea ancora il report – «implicano l’assenza di vincoli significativi all’offerta di credito per i debitori solvibili, fornendo ulteriori segnali del fatto che la crescita del credito è attualmente trainata dalla domanda».