E ora il conto potrebbe avvicinarsi al miliardo di euro. In un nuovo articolo MF ha aggiornato i costi del salvataggio di Banca Progetto, commissariata in con l’accusa di aver erogato finanziamenti garantiti dallo anche a imprese vicine alla ’ndrangheta. Dai 400 milioni iniziali, l’onere potrebbe appunto raggiungere il miliardo a carico del sistema creditizio (direttamente o indirettamente).
Il piano di salvataggio messo a punto dai commissari Lodovico Mazzolin e Livia Casale (assistiti da Lazard) prevede due fasi. Prima un aumento di capitale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) per prendere il controllo, diluendo il socio di maggioranza Oaktree. Poi la cessione del 90,1% della partecipazione a una cordata formata da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Bper e Banco Bpm.
La grande volatilità dei costi dell’operazione è legata ai valori di cessione del portafoglio di crediti Npl, attualmente in carico alla banca per 1,5-1,6 miliardi di euro. Quanto maggiore sarà lo sconto sul valore nominale di quei crediti, tanto più sarà imponente la ricapitalizzazione necessaria per consentire a Banca Progetto di recuperare requisiti di capitale idonei a proseguire l’attività.
Offerte per l’acquisto di quei portafogli sono venute da Fortress, Barclays e Amco (in cordata con il fondo americano Crc). «L’offerta più conveniente dovrebbe essere quella di Amco, che secondo fonti di mercato – spiega il giornale – si aggira intorno al 65-70% del valore del portafoglio, cioè circa 1 miliardo. Cifra che però ha fatto storcere il naso ad alcune banche del pool, perché i finanziamenti di Progetto sono garantiti dallo Stato in media all’80%, quindi chi li compra corre rischi al massimo su un quinto del credito in caso di insolvenza». C’è però la possibilità, nel caso di finanziamenti accordati illecitamente, che lo Stato ritiri la garanzia, imponendo al sistema bancario un onere maggiore.
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