Banca Progetto avrebbe concesso in modo illecito finanziamenti garantiti per circa 120 milioni, frodando il Medio Credito Centrale, l’istituto che concede la garanzia pubblica sui prestiti. Lo scrive Il Sole 24 Ore, segnalando che nella cabina di regia dei presunti illeciti ci sarebbero «i piani alti» della banca, commissariata nei mesi scorsi dalla Banca d’Italia e per la quale è in corso un complicato tentativo di salvataggio.
Tra gli indagati vi sarebbero l’ex amministratore delegato di Banca Progetto, Paolo Fiorentino, e i manager di una ventina di società richiedenti i prestiti. Per tutti l’ipotesi è la stessa: «indebita percezione di erogazioni pubbliche». Fonti difensive vicine all’ex ad – precisa l’articolo – hanno fatto sapere di essere a disposizione della magistratura e che ogni pratica analizzata per il rilascio dei finanziamenti è supportata da documentazione che dimostrerebbe la regolarità delle operazioni.
Nei mesi scorsi Banca Progetto era stata accostata a presunti finanziamenti a società vicine all’’ndrangheta, ciò che avrebbe accelerato i tempi del commissariamento. L’articolo del quotidiano non fa cenno all’organizzazione della malavita; piuttosto descrive le caratteristiche dei presunti finanziamenti illeciti. Su richiesta dell’istituto, le aziende destinatarie degli affidamenti avrebbero messo in scena «operazioni simulate di aumento di capitale», così da poter chiedere e ottenere da Banca Progetto prestiti coperti da garanzia pubblica.
C’è un dettaglio ricavato da un’annotazione della Guardia di Finanza del 26 marzo: gli aumenti di capitale risultano regolarmente iscritti alla Camera di Commercio e nei bilanci societari, ma – si legge negli atti – «non si sarebbero mai concretizzati poiché liberati mediante assegni bancari ad oggi non negoziati o mediante versamenti dilazionati non avvenuti nella tempistica prescritta».
Secondo i magistrati c’è il sospetto che «tali aumenti sarebbero stati richiesti dall’istituto di credito al fine di far apparire una maggiore solidità patrimoniale della società richiedente il finanziamento rispetto a quella effettiva».
L’articolo cita inoltre un rapporto ispettivo della Banca d’Italia, chiuso il 4 aprile 2025, secondo il quale «il Fiorentino, quale amministratore delegato ed altri componenti del management della Banca – tra cui i responsabili dell’area crediti – hanno aderito a un piano che avrebbe generato una distribuzione di utili con importi di assoluto rilievo».
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