Banche, per l’Ue è ancora consistente lo stock Npl fuori bilancio da riassorbire

Uno studio della Commissione europea riconosce tuttavia al sistema bancario italiano un miglioramento della redditività

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Le banche italiane hanno fatto grossi passi in avanti negli ultimi anni dal punto di vista della redditività e qualità degli attivi. I progressi riguardano anche il modo di affrontare il nesso tra imprese, debito sovrano e banche. Nonostante tutto però, l’esposizione del sistema bancario nei confronti del governo rimane significativa. La valutazione proviene dalla Commissione europea ed è contenuta nel rapporto sugli squilibri macroeconomici dell’Italia.

Ancora un grosso stock di Npl fuori bilancio da riassorbire

Secondo la Commissione europea, nonostante la maggior parte degli Npl sia uscita dai bilanci bancari, lo stock che deve ancora essere riassorbito dall’economia «rimane consistente».A settembre 2023, il rapporto tra crediti deteriorati lordi è sceso al 2,8%, in grosso calo rispetto al picco del 16,5% nel 2014.

Lo stock in circolazione di Npl nel 2022 ammontava ancora a 306 miliardi di euro, secondo i dati di Banca Ifis.Un valore inferiore al picco di 361 miliardi di euro nel 2015 ma molto superiore al livello pre-crisi finanziaria di 78 miliardi di euro.I prestiti garantiti da immobili commerciali soggetti ad aggiustamento in tutta la Ue rappresentano circa il 20% dei prestiti bancari alle società non finanziarie (a settembre 2023) e presentano una quota maggiore di prestiti in sofferenza rispetto ad altri settori.

Tuttavia, sono stati effettuati accantonamenti «prudenti e questo rapporto è andato diminuendo nel tempo e solo pochi prestiti immobiliari commerciali presentano un rapporto prestito/valore attuale elevato (superiore all’80%)».I livelli di capitalizzazione delle banche sono «robusti» e le posizioni di liquidità bancaria rimangono adeguate ). La redditività delle banche si è ulteriormente rafforzata.

In calo i flussi di credito

Nel corso del 2023, i flussi di credito si sono contratti, soprattutto verso le società non finanziarie, poiché i tassi di interesse sia delle famiglie che delle imprese non finanziarie sono aumentate in modo significativo, cosa che «potrebbe incidere sulla futura capacità di rimborso dei mutuatari, in particolare per quelli con elevati rapporti debito/reddito e un’ampia quota di prestiti a tasso variabile».

Inoltre, il costo del finanziamento potrebbe aumentare per quelle banche che devono ancora rimborsare le TLTRO III o che hanno dovuto emettere strumenti idonei per soddisfare i requisiti minimi di fondi propri e passività ammissibili, soprattutto data la maggiore concorrenza da parte del governo per i depositi delle famiglie.Infine, si nota come l’accesso ai finanziamenti non bancari rimanga limitato per le società non finanziarie e che il suo costo relativo sia stato influenzato negativamente dalla stretta monetaria.

L’esposizione delle banche al debito sovrano

Prestiti garantiti da parte delle garanzie statali hanno ulteriormente approfondito il nesso tra banche, imprese e debito sovrano sulla scia della pandemia di Covid-19 e della recente crisi energetica. Tuttavia, in prospettiva i tassi di deterioramento di questi prestiti rimangono bassi anche se superiori a quelli dei prestiti di mercato. L’esposizione delle banche al debito sovrano nazionale ammontava al 9,5% delle attività totali alla fine del 2023, inferiore al livello raggiunto alla fine del 2020 (10,9%), ma comunque elevata rispetto agli standard storici.