Banche, Unimpresa: nel 2023 giù prestiti e mutui. In aumento le sofferenze: +25% nei primi dieci mesi

Secondo l’associazione di categoria i crediti “malati” sono cresciuti di oltre 3,5 miliardi di euro tra dicembre 2022 e settembre 2023

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L’aumento dei tassi incide sui prestiti bancari: nell’ultimo anno – secondo quanto emerge dal rapporto mensile di dicembre sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa – si è registrata una stretta creditizia da 55 miliardi di euro. Le banche hanno tagliato i finanziamenti alle imprese, con una riduzione di 47 miliardi (- 7%). Per quanto riguarda le famiglie, i mutui sono sostanzialmente fermi, il credito al consumo è cresciuto di quasi 6 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di oltre 13 miliardi. Inoltre la clientela bancaria fatica a onorare le scadenza con le rate dei prestiti, a tal punto che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi.

NPL in crescita nei primi dieci mesi del 2023

Nei primi dieci mesi del 2023, rivela lo studio, si è registrata una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento delle sofferenze bancarie: i crediti “malati” delle banche sono cresciuti, infatti, di oltre 3,5 miliardi di euro tra dicembre 2022 e settembre scorso, con un aumento che sfiora il 25%. A ottobre dello scorso anno, le rate non pagate da famiglie e imprese erano a quota 16,6 miliardi.

Le sofferenze nette delle banche (quelle calcolate dopo le svalutazioni) a settembre scorso valevano 17,5 miliardi di euro. Il dato è in crescita di 957 milioni (+5,76%) rispetto ai 16,6 miliardi di ottobre 2022 e di oltre 3 miliardi rispetto a dicembre dello scorso anno. Su base annua, invece, si registra un calo generale delle sofferenze lorde di 2,7 miliardi (-8,05%) dai 34,7 miliardi di ottobre 2022 ai 31,9 miliardi di ottobre 2023.

Il rapporto tra le sofferenze nette (quelle non coperte da garanzie reali) e il totale degli impieghi al settore privato dall’1,23% all’1,36%. In generale, sono diminuite, su base annua, le sofferenze di tutte le categorie di clientela: quelle riconducibili alle aziende sono calate di 1,5 miliardi (-7,40%), da 20,5 miliardi a 18,9 miliardi; quelle delle famiglie sono scese di 932 milioni (-8,92%),

da 10,4 miliardi a 9,5 miliardi; quelle delle imprese familiari sono diminuite di 253 milioni (-10,36%), da 2,4 miliardi a 2,1 miliardi; in discesa anche quelle riferibili a Pubblica Amministrazione, fondi, assicurazioni e onlus, passate da 1,3 miliardi a 1,2 miliardi con una variazione negativa di 90 milioni (-6,86%).

Giù i prestiti alle imprese

Al netto delle cartolarizzazioni, fa sapere lo studio, gli impieghi delle banche ai privati sono crollati di 55,4 miliardi (-4,22%), calando dai 1.347,3 miliardi di ottobre 2022 ai 1.291,8 miliardi di ottobre 2023. Anche se, precisa il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato statistiche della Banca d’Italia “Questi dati, talora contestati dalle associazioni di categoria del settore creditizio, non tengono conto delle cartolarizzazioni di prestiti, vale a dire impieghi in buona parte deteriorati che le banche hanno ceduto, nel corso del periodo in esame, a società veicolo o specializzate. Se quei valori fossero computati nel conto totale, i risultati sarebbero diversi, tuttavia appare più corretto prendere inconsiderazione solo il credito risultante negli attivi bancari”.

I prestiti destinati alle aziende sono passati da 667,1 miliardi di ottobre 2022 a 619,7 miliardi di ottobre scorso, con una diminuzione di 47,2 miliardi (-7,09%). Sono fortemente diminuiti sia i finanziamenti a breve termine (fino a un anno), passati da 151,2 miliardi a 136,7 miliardi in calo di 14,4 miliardi (-9,54%), sia quelli di lungo periodo (con scadenza superiore a 5 anni), passati da 358,1 miliardi a 328,3 miliardi in discesa di 29,8 miliardi (-8,33%). Calo meno accentuato, anche per il credito di medio periodo (fi no a 5 anni), sceso di 3 miliardi (-1,91%) da 157,6 miliardi a 154,6 miliardi.

Fermi i mutui, un calo di oltre mezzo miliardo in dodici mesi

Sul fronte delle famiglie, conclude il report, si registra una riduzione nell’anno osservato di 8,1 miliardi (-1,2%) da 680,2 a 672,1 miliardi. La diminuzione è legata all’andamento fortemente negativo dei prestiti personali, calati di 13,8 miliardi (-9,85%) da 140,4 miliardi a 128,6 miliardi. Cresce, invece, il credito al consumo, seppur a un ritmo inferiore rispetto agli scorsi anni: l’aumento è di 6,1 miliardi (+5,40%), da 114,5 a 120,7 miliardi. Fermo il mercato dei mutui: lo stock è passato da 425,2 miliardi a 424,7 miliardi con una variazione negativa di 526 milioni in 12 mesi (-0,12%).