Cantiere Navale Vittoria alla deriva: ora il management tenta il salvataggio

L'eccellenza veneta dell'industria navale italiana rischia la liquidazione giudiziale entro luglio. Per evitarlo il direttore del project management Michele Lauriero ha ideato con alcuni colleghi un'operazione di management buy-out

0
188

Un piano di salvataggio per tentare il recupero di uno dei più importanti cantieri navali italiani. Si tratta del Cantiere Navale Vittoria di Adria, in provincia di Rovigo, che ad oggi rischia la liquidazione giudiziale. L’azienda, fondata nel 1927, e con una lunga storia di costruzione di imbarcazioni commerciali e militari sembrerebbe star andando a picco.

Al momento infatti è in sospeso il piano di ristrutturazione presentato dalla società un mese fa e non appaiono all’orizzonte soluzioni valide per riportare a galla il cantiere, nonostante il coinvolgimento della politica locale e regionale, mobilitata grazie ai sindacati. Entro il 31 luglio, l’azienda prevede di completare le ultime commesse in gestione, e a quella data, senza alcuna concreta proposta per un piano di salvataggio, il cantiere sarà costretto a depositare i libri contabili in tribunale. Perciò il direttore del project management Michele Lauriero ha ideato con alcuni colleghi un’operazione di management buy-out per tentare di salvare l’azienda e il personale.

Che significa? Si tratta di un’operazione in cui il management di un’azienda, insieme a investitori esterni o a un fondo di private equity, acquista tutto o parte delle azioni dell’impresa dalla proprietà esistente per poter assumere il controllo dell’azienda stessa. Questo tipo di strategia essere vantaggioso sia per il management che per gli investitori, se gestito correttamente. Tuttavia, comporta anche rischi, come l’indebitamento eccessivo dell’azienda o conflitti di interesse tra management e altri azionisti.

In cosa consiste il piano

“La proposta – si legge in una nota – consisterebbe nell’acquisizione dell’azienda da parte di un team di manager che mettendo a disposizione le proprie competenze, conoscenze, credibilità e una parte del capitale, acquisirebbero e prenderebbero in gestione l’azienda. L’idea quindi sarebbe quella di rendere fluido il passaggio dell’operatività aziendale dalla vecchia gestione a una totalmente nuova ma che conoscendo appieno le dinamiche operative del cantiere e soprattutto essendo dotata di tutte le competenze e conoscenze tecnico-gestionali necessarie, permetterebbe una ripresa dell’attività aziendale senza traumi e discontinuità, preservando l’interezza dei posti di lavoro”.

Il Team del piano di MBO (management buy-out) è composto da quattro professionisti, due interni e due esterni, guidati da Michele Lauriero, un dirigente interno al Cantiere Navale Vittoria con una vasta esperienza nel settore marittimo. In questo progetto sarà affiancato da professionisti, che al momento restano anonimi, ma – assicura il documento di presentazione del progetto – sono dotati delle competenze adeguate per il ruolo. Il loro obiettivo è gestire efficacemente l’azienda, affrontando la crisi attuale e sfruttando le opportunità nel settore navale, sia militare che commerciale. I principi fondamentali del loro piano includono l’onestà, la meritocrazia, il controllo finanziario rigoroso e la preservazione dei posti di lavoro. Hanno elaborato un Business Plan per salvare l’azienda e stanno cercando un sostegno per salvare l’azienda veneta con una reputazione costruita in cento anni di storia.

A caccia di un prestito

L’idea del team sarebbe quella di poter accedere, se possibile attraverso un pool di banche od istituti finanziari meglio se operanti sul territorio, ad una massa critica di finanza nella forma di prestito da restituire attraverso gli utili dei primi anni di esercizio. Si ipotizza che nell’assetto societario possano entrare anche investitori privati.

“Che una realtà industriale importante quale è il Cantiere Navale Vittoria, con le sue competenze e capacità produttive e con quasi mille navi costruite possa fallire è inimmaginabile – prosegue la nota – e metterebbe in crisi non solo il sistema economico locale ma avrebbe ripercussioni sull’intero settore della cantieristica navale italiana”. Occorre poi considerare l’attuale contesto di mercato “in cui il settore del piccolo naviglio militare e commerciale di alto valore aggiunto è in pieno fermento e con prospettive di crescita a tre cifre percentuali nei prossimi anni”.