DoValue ha ritoccato al rialzo le stime di business per il 2025. Nel comunicato sui propri conti trimestrali, il gruppo ha alzato l’obiettivo annuale di raccolta di crediti deteriorati a 12 miliardi rispetto ai precedenti 8. Lo segnala un articolo di Repubblica, precisando che a fine marzo il portafoglio gestito (GBV, indica il valore contabile dei crediti in gestione al lordo delle rettifiche) era salito a 141 miliardi, il 4% in più rispetto alla fine di dicembre.
Il contesto macroeconomico – ha scritto DoValue nel comunicato sulla trimestrale – «pur essendo complessivamente più sfidante, è sempre più favorevole al modello di business del gruppo. Si ritiene infatti che i timori di una recessione e il rallentamento dell’attività economica porteranno a un aumento della formazione di NPE, spingendo le banche e le istituzioni finanziarie ad accelerare la cessione delle esposizioni non performing e non core, ampliando il mercato per le soluzioni di gestione del credito».
Sui 9,2 miliardi di nuovi flussi registrati nel primo trimestre, 8,1 vanno riferiti a nuovi mandati. A livello geografico, i nuovi flussi del trimestre sono da ricondurre per il 72% alla regione ellenica, per il 20% all’Italia e per l’8% alla Spagna. Il boom della Grecia si spiega con il fatto che lì, a differenza di quanto accaduto in Italia, il processo di riduzione del rischio legato alla crisi bancaria non è ancora terminato.
Un altro elemento a sostegno dei nuovi flussi è la trasposizione della direttiva europea sui servicer, coloro cioè che gestiscono e recuperano i crediti deteriorati: l’introduzione di normative più rigorose comporta un carico regolatorio significativo per gli operatori di dimensioni ridotte, favorendone in molti casi l’uscita dal settore e il progressivo trasferimento dei mandati verso gruppi più strutturati. È il caso, appunto, di DoValue, che si aspetta di ricavarne un beneficio sui propri conti.