Crediti enti locali: audizione Munari (Amco) su disposizione della legge di Bilancio

Un passaggio cruciale per la sostenibilità finanziaria dei Comuni

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Andrea Munari, amministratore delegato Amco

«Un passaggio cruciale per la sostenibilità finanziaria dei comuni», un «modello di cooperazione tra Stato, comuni e operatori privati qualificati, nel pieno rispetto dell’autonomia locale». Così Andrea Munari, amministratore delegato di Amco, ha qualificato la novità introdotta dal progetto di legge di Bilancio 2026, che consentirà agli enti locali di ricorrere alla società di credit management controllata dal Mef per la riscossione dei propri crediti.

Lo ha fatto in un’audizione al Senato, dove sono iniziate le discussioni parlamentari sulla legge di Bilancio.
La disposizione, su cui interverrà un successivo decreto attuativo ministeriale, modifica la situazione attuale che vede comuni, province e regioni liberi di gestire in autonomia i propri crediti oppure di affidarli all’Agenzia delle Entrate e Riscossione (AdER) o a concessionari privati iscritti a uno specifico albo (ex articolo 53, decreto legislativo 446/1997).

È una situazione caratterizzata da una forte disomogeneità tra le diverse regioni, come aveva anche sottolineato la Ragioniera Generale dello Stato, Daria Perrotta, intervenendo nei mesi scorsi al Senato in un’audizione sul grande magazzino dei crediti dello Stato (vedi tabella). In quel grande «calderone», pari in tutto a 1.280 miliardi a fine gennaio 2025, i crediti degli enti locali valgono circa 42 miliardi, di cui 27 relativi ai comuni.

Come funzionerà il nuovo sistema?

Per la gestione operativa della nuova attività – ha spiegato Munari – Amco «si avvarrà, oltre che di una specifica sezione dedicata della propria struttura dotata di autonomia e segregazione, anche di concessionari privati iscritti all’albo». Questi, come indica la legge, verranno scelti «mediante procedure competitive pubbliche, nel rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e concorrenza».

Amco – ha detto ancora il suo amministratore delegato – «manterrà funzioni di coordinamento, monitoraggio delle performance dei soggetti affidatari e rendicontazione dei flussi di cassa secondo i presidi di trasparenza, tracciabilità e corretta gestione delle risorse».

L’adesione dei comuni «sarà volontaria, salvo nei casi di inefficienza strutturale. Si tratta di una misura di prevenzione dei dissesti. I crediti restano di titolarità dei comuni, ma vengono gestiti in modo più efficace a tutela dell’interesse collettivo». Munari ha aggiunto anche una proposta: «Si potrebbe ipotizzare – ha spiegato – l’emissione, a valere su tale patrimonio destinato, di strumenti finanziari partecipativi in favore degli enti locali». In questo modo gli enti locali acquisirebbero «diritti amministrativi, informativi e di controllo calibrati per garantire il monitoraggio delle attività di riscossione».

I risultati che ci si attende dal nuovo impianto «riguardano essenzialmente: il miglioramento delle performance di recupero grazie a processi standardizzati, all’uso di tecnologie avanzate di analisi del rischio e all’adozione di metriche di performance uniformi, nonché all’utilizzo di piattaforme cosiddette interoperabili; una maggiore omogeneità attraverso l’introduzione di standard minimi nazionali che assicurano pari qualità e tempestività del servizio; una maggiore trasparenza e tracciabilità attraverso sistemi di reportistica evoluta e di rendicontazione periodica che possono assicurare i comuni della bontà della riscossione ottenuta».

Rispondendo alle domande dei senatori, Munari ha ribadito che la nuova legge «non riduce l’autonomia degli enti locali. Al contrario, dando loro una migliore possibilità di riscossione, aumenta le risorse che hanno a disposizione senza dover ricorrere al centro. Quindi, da questo punto di vista, io credo anzi sia un’opportunità per i comuni di avere più risorse a disposizione».

Infine, a giudizio dell’amministratore delegato di Amco, la disposizione della finanziaria non rappresenta una bocciatura dell’AdER, che attualmente gestisce buona parte dei crediti degli enti locali. Il problema – ha spiegato – è che l’Agenzia delle riscossioni «ha risorse molto limitate». Gli importi medi degli enti locali sono di circa seicento euro e «il costo di riscossione sarebbe per loro estremamente elevato».

Invece Amco, con la tecnologia di cui dispone, dovrebbe «essere in grado di ottenere un servizio il più possibile efficiente e quindi garantire maggiore capacità di riscossione, e alla fine maggiori risorse per gli enti locali». Amco gestisce attualmente asset per 30 miliardi, con un capitale del 40% in rapporto agli asset, e performance di incasso in crescita pari a 784 milioni nel primo semestre 2025.

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