Le legge migliore in Italia? Probabilmente il «milleproroghe». Senza quel provvidenziale provvedimento, reiterato annualmente dal Parlamento, la macchina amministrativa del Bel Paese si incepperebbe a causa delle tante scadenze che le pubbliche amministrazioni non riescono a rispettare o delle molte leggi ancora in attesa di decreti attuativi. Invece, in mancanza di meglio, il legislatore proroga ogni anno le scadenze con un provvedimento omnibus che si limita, appunto, a spostare in avanti le lancette del tempo.
Quest’anno il «milleproroghe», approvato dal Consiglio dei ministri il 15 dicembre scorso, contiene una norma che interessa da vicino il mondo bancario. Una disposizione che reitera per un anno e alle attuali condizioni le norme relative ai crediti garantiti dallo Stato. È un ombrello protettivo, fortemente potenziato nel corso della pandemia, che vale 270 miliardi (circa un quarto del totale dei crediti) assistiti da garanzie di Sace e Medio Credito Centrale (MCC). Quest’ultimo ne detiene la parte preponderante, pari a 156 miliardi.
Se questo è lo stock in essere, i nuovi flussi ammontano ogni anno a qualche decina di miliardi, comunque indispensabili per il sistema delle PMI. Tra gennaio e settembre 2025 i nuovi finanziamenti garantiti autorizzati da MCC sono stati 183 mila, per un ammontare complessivo di 33,7 miliardi (+13,7% sul 2024).
Intervenendo a ottobre alla Giornata del Risparmio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva preannunciato l’intenzione del governo di stringere i freni, limitando i criteri di accesso ai crediti garantiti ai soli casi in cui – aveva spiegato – «senza la garanzia pubblica i prestiti non sarebbero stati concessi». Tutti aspettavano l’arrivo di una nuova disciplina con la legge di bilancio 2026 che, invece, è stata approvata definitivamente dal Parlamento limitandosi sostanzialmente ad autorizzare nuove garanzie concedibili per il 2026 fino a un tetto massimo di 43 miliardi di euro (art. 1, comma 881).
In precedenza era giunta, appunto, la ciambella di salvataggio del «milleproroghe», che aveva reiterato il meccanismo in vigore senza i tagli minacciati da Giorgetti. Il governo ha assecondato le richieste delle banche, che chiedevano di poter utilizzare uno strumento ad alto spettro per le garanzie pubbliche, non limitato ai finanziamenti più a rischio. La stretta, peraltro, avrebbe avuto il probabile effetto di aumentare l’escussione delle garanzie che, invece, attualmente si mantiene entro un tasso fisiologico, con effetti modesti sulla finanza pubblica. Alla fine, anche il ministro dell’Economia se ne deve essere convinto.
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