Crediti garantiti: ministeri al lavoro per la riforma

Il governo pensa a una stretta e a maggiori controlli su finanziamenti in cui il rischio di default è trasferito sulle casse dello Stato. Sembra confermato l’orientamento di vincolare l’ottenimento delle garanzie pubbliche alla sottoscrizione della polizza sulle catastrofi naturali

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Palazzo Chigi, sede del governo (photo by Sergio D'Affitto)

Con la fine delle ferie estive torna in piena attività il cantiere per la riforma delle garanzie pubbliche sui prestiti, preannunciata a luglio dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il governo pensa a un’ulteriore stretta della percentuale degli affidamenti alle PMI garantiti dallo Stato, dopo i limiti già introdotti con la legge di bilancio 2025.

Ne ha scritto Il Sole 24 Ore, precisando che da questa settimana i ministeri responsabili delle coperture pubbliche illustreranno i progetti per prorogare queste misure fino al 2026, limitando l’uso eccessivo delle garanzie. È una partita che dovrebbe portare a ridurre l’esposizione dello Stato sui finanziamenti concessi dal sistema bancario, stimata in 294 miliardi di euro, ovvero circa il 13% del PIL, secondo quanto riferito da Giorgetti a luglio nel suo intervento all’assemblea dell’Abi.

Nel dettaglio, le banche potrebbero affrontare controlli più rigidi prima di concedere prestiti e richiedere garanzie al fondo. Sembra innanzitutto confermata – scrive il giornale – la volontà dell’esecutivo di vincolare l’ottenimento delle garanzie alle sole imprese che abbiano stipulato una polizza contro le catastrofi naturali, resa obbligatoria con la legge di bilancio 2025 e già in vigore da quest’anno, a scaglioni.

Per le grandi imprese è già operante. Per quelle di media dimensione lo sarà a fine settembre, mentre le PMI dovranno adeguarsi entro la fine dell’anno. Senza polizza, le imprese non potranno richiedere agli istituti di credito finanziamenti garantiti.

La riforma dell’attuale sistema dovrebbe poi comportare un’intensificazione dei controlli antimafia e antiriciclaggio, anche per prestiti non garantiti. Il ministro dell’Economia ha chiesto misure più severe, ispirato dal caso Banca Progetto, commissariata dalla Banca d’Italia per prestiti a imprese sospettate di legami criminali.

Si discute su come aumentare i controlli: potrebbero includere verifiche dirette su passaggi che ora richiedono autocertificazioni, aumentando tempi e costi per le banche. Si prevede anche un controllo più rigoroso del Durc (documento di regolarità contributiva dell’Inps) per garantire la continuità dei versamenti.