Crisi d’impresa: la composizione negoziata diventa la via maestra per salvare le aziende

Crescono le istanze e i successi del modello stragiudiziale che in quattro anni ha salvato 423 imprese e 23mila posti di lavoro, secondo Unioncamere

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Nel panorama italiano della gestione delle crisi aziendali, la composizione negoziata si sta affermando come la via più efficace e pragmatica per evitare il fallimento e preservare la continuità produttiva.
I dati diffusi da Unioncamere nel corso del convegno “La composizione negoziata della crisi di impresa: il bilancio di 4 anni” fotografano un cambio di passo significativo: dal 2021, anno della sua introduzione, a oggi, questo strumento ha registrato oltre 3.600 istanze, con un incremento di 1.800 rispetto al 2024, e ha portato al risanamento di 423 imprese per un totale di circa 23mila lavoratori salvaguardati.

Secondo l’ottava edizione dell’Osservatorio semestrale sulla composizione negoziata, aggiornata al 15 ottobre, nel 2025 il numero delle domande è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 3.483, mentre i casi di successo sono saliti da 205 a 410. Il tasso medio di riuscita è passato dal 20% al 25% nell’ultimo trimestre dell’anno, segno di una crescente efficacia operativa.

«La composizione negoziata funziona sempre più: il numero delle aziende in difficoltà che vi ricorre cresce e gli esiti positivi sono raddoppiati rispetto allo scorso anno», ha osservato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, sottolineando come lo strumento «contribuisca realmente ad evitare la chiusura di tante aziende e a salvare decine di migliaia di posti di lavoro».
Secondo Tripoli, tuttavia, resta da sciogliere un nodo cruciale: rendere la procedura più accessibile anche alle imprese di dimensioni ridotte, oggi poco rappresentate tra i beneficiari. Solo il 4% delle istanze arriva infatti da aziende “sottosoglia”, con un tasso di successo del 9% contro una media nazionale del 25%.
La maggior parte dei casi si concentra nel Nord Italia (53%), trainato da Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, regioni che insieme rappresentano oltre la metà delle procedure avviate.


Il modello piace perché unisce rapidità, costi contenuti e riservatezza: in media una procedura dura 228 giorni, mentre i percorsi che portano a un esito positivo si chiudono in 320 giorni, tempi nettamente inferiori rispetto a quelli delle tradizionali procedure concorsuali. Circa il 64% delle imprese richiede una proroga, segno che la trattativa, pur breve rispetto ai canoni giudiziari, resta complessa.

Sul fronte settoriale, a guidare le richieste di accesso sono la manifattura (22,6%), il commercio (20,8%) e le costruzioni (15,2%), comparti che più di altri risentono degli shock economici e del costo del credito.
Le imprese risanate mostrano una dimensione media di 70 addetti e un valore della produzione di circa 16 milioni di euro, con una prevalenza di realtà strutturate e capaci di negoziare attivamente il proprio rilancio.
La composizione negoziata si conferma così un meccanismo di salvataggio che sposta l’asse del diritto fallimentare verso la prevenzione e la responsabilità condivisa: uno strumento che, più che chiudere le imprese, offre loro una seconda possibilità per tornare competitive in un contesto economico che chiede velocità di adattamento e solidità finanziaria.

Distribuzione regionale istanze    
RegioneNumeroPercentuale
Lombardia80123,0%
Lazio38010,9%
Emilia-Romagna35010,0%
Veneto3149,0%
Toscana2477,1%
Piemonte2376,8%
Campania2256,5%
Puglia2106,0%
Abruzzo1233,5%
Sicilia1153,3%
Umbria1143,3%
Marche651,9%
Liguria571,6%
Friuli-Venezia Giulia571,6%
Sardegna521,5%
Calabria391,1%
Basilicata330,9%
Molise220,6%
Provincia autonoma Trento190,5%
Valle d’Aosta130,4%
Provincia autonoma Bolzano100,3%
Totale3.483100%

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