Per il momento non è ancora un allarme, ma soltanto un maggiore livello di attenzione. Fatto sta che, nel primo trimestre dell’anno, le banche europee hanno aumentato gli accantonamenti del 18% su base annua, alimentando i timori di un deterioramento della qualità dell’attivo in un contesto di incertezza macroeconomica globale.
Lo scrive MF, riferendo di un report di S&P che ha analizzato i bilanci di 45 grandi banche del Vecchio Continente: le rettifiche sono salite a 11,48 miliardi, rispetto agli 8,45 miliardi dello stesso periodo del 2023 e ai 9,72 miliardi del primo trimestre 2024. Su base trimestrale si registra invece un calo del 5,8% rispetto ai 12,19 miliardi tra ottobre e dicembre 2024.
I dati – fa presente il giornale – sono coerenti con le previsioni formulate dalla Bce nella sua ultima Financial Stability Review. Secondo Francoforte, «la qualità del credito resta nel complesso solida, ma le tensioni sul fronte del commercio internazionale potrebbero far lievitare sia i crediti deteriorati sia i costi di accantonamento», soprattutto per le banche più esposte ai settori dipendenti dall’export extra-Ue.
La Bce ha inoltre segnalato preoccupazioni sui modelli interni utilizzati dalle banche per stimare le perdite attese. Eventi straordinari, come la recente impennata dei dazi Usa o la pandemia, hanno evidenziato i limiti dei modelli previsionali, causando forti discrepanze nel modo in cui gli istituti interpretano e coprono i rischi emergenti.
Tornando ai dati di S&P, diciassette banche del campione hanno riportato un aumento trimestrale del cosiddetto problem loan ratio (rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale impieghi), mentre per 18 l’incremento è stato solo su base annua.
Tra queste spicca Barclays, che ha registrato la crescita più marcata del rapporto di crediti problematici tra gli istituti britannici. Il gruppo ha accantonato 74 milioni di sterline per coprire i rischi legati all’incertezza macroeconomica degli Usa, pur specificando che «i portafogli non mostrano ancora segnali concreti di deterioramento».
Anche Lloyds ha aumentato gli accantonamenti a 309 milioni di sterline, dai 57 milioni dell’anno precedente, di cui 100 milioni riconducibili ai rischi daziari. «Non stiamo reagendo a eventi già in atto, ma ci stiamo preparando a ciò che potrebbe verificarsi», ha dichiarato il CFO William Chalmers.
Sul fronte italiano, S&P ricorda che Unicredit ha annunciato accantonamenti per circa 800 milioni per far fronte a ulteriori rettifiche su crediti e allinearsi alla qualità dell’attivo di Banco BPM, oggetto dell’Opas lanciata dall’istituto di Piazza Gae Aulenti.
Mediobanca, invece, ha registrato la maggiore riduzione trimestrale, pari a 48 punti base.
Guardando ai prestiti classificati in stage 2, cioè quelli che mostrano un deterioramento significativo del merito creditizio, S&P evidenzia che Barclays, la svedese Skandinaviska Enskilda Banken (SEB) e Unicredit hanno registrato gli aumenti più significativi.