La BCE lascia i tassi fermi: depositi al 2%, crescita Eurozona rivista al rialzo

Christine Lagarde: «Rischi bilanciati, pronti a intervenire sullo spread se necessario»

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La presidente della Bce Christine Lagarde. Foto Alexis Haulot © European Union 2024 - Fonte: Parlamento europeo

La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse per la terza riunione consecutiva. Come riportato dall’Ansa, il tasso sui depositi resta al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%, confermando dunque lo stop iniziato dopo l’ultimo taglio dello scorso giugno.

La decisione è stata presa all’unanimità dal Consiglio direttivo di Francoforte, in un contesto che la presidente Christine Lagarde ha definito caratterizzato da rischi «bilanciati» e da una resilienza inattesa dell’economia europea. Le nuove stime diffuse da Francoforte indicano un miglioramento delle prospettive di crescita per l’Eurozona nel 2025, riviste all’1,2% rispetto allo 0,9% previsto a giugno, grazie anche all’accordo commerciale con gli Stati Uniti sui dazi.

Le proiezioni successive restano più prudenti: crescita all’1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027. Sul fronte inflazione, le stime sono state corrette leggermente al rialzo: 2,1% nel 2025, per poi scendere all’1,7% nel 2026 e risalire all’1,9% nel 2027. Lagarde ha ribadito che la politica monetaria resterà «data driven», con decisioni prese riunione dopo riunione senza percorsi prestabiliti, e che la BCE dispone di tutti gli strumenti per intervenire in caso di tensioni sui mercati, incluso lo scudo anti-spread Tpi, anche se non è stato discusso in questa riunione.

Se da un lato la BCE rivendica progressi nel contenimento dell’inflazione e intravede segnali di solidità nell’economia dell’area euro, dall’altro emergono criticità nella trasmissione delle decisioni monetarie. In Italia, come segnala un’analisi della Fabi, i mutui casa restano su livelli compresi tra il 3,6% e il 3,9% da circa un anno, nonostante il calo del costo del denaro deciso a Francoforte. Secondo il segretario generale Lando Sileoni, questa divergenza mostra un «malfunzionamento» del meccanismo con cui le scelte della BCE dovrebbero tradursi in condizioni più favorevoli per famiglie e imprese, penalizzando soprattutto i giovani che faticano ad accedere al credito.

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