Lo spauracchio dell’Eurostat e la cessione ai servicer dei crediti dello Stato

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L’uccellaccio dell’Eurostat è tornato a volteggiare sulle possibilità di recupero del grande magazzino dei crediti dello Stato (1273 miliardi al gennaio di quest’anno). Lo ha evocato il presidente della commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia, nel corso dell’audizione di Roberto Benedetti, presidente della commissione ministeriale d’indagine sul «magazzino».

Oggetto del confronto: l’eventualità che una parte dei crediti che la commissione di esperti considera inesigibili o di difficile recuperabilità (per 408 miliardi complessivamente), invece di essere annullati, siano trasferiti sulle spalle di credit servicer privati, meglio attrezzati – è la speranza – a gestirli.

Su quella strada c’è un masso contabile costituito dalle regole di Eurostat, di cui aveva parlato ad aprile, sempre di fronte alla commissione Finanze di Palazzo Madama, il Ragioniere Generale dello Stato Daria Perrotta.

Eurostat – aveva spiegato l’alto funzionario pubblico – considera la riscossione delle tasse una funzione inalienabile dello Stato, che in pratica non se ne può spogliare con una cessione pro soluto. Se dunque cede un credito ai privati, l’eventuale corrispettivo ottenuto rappresenta un nuovo debito pubblico da mettere in bilancio – come se si trattasse dell’emissione di un BoT – salvo scontarlo attraverso il successivo recupero di quei crediti.

Già, ma così facendo lo Stato rinuncerebbe per sempre, annullandoli, a recuperare una gran massa di crediti dovuti da contribuenti morosi (persone fisiche o società). Ora l’Eurostat non è l’Oracolo di Delfi, per definizione inappellabile. Forte delle sue ragioni, il governo italiano potrebbe interpellare l’organismo statistico europeo e spingerlo a prendere in considerazione l’ipotesi di una cessione pro soluto a privati, che consenta all’amministrazione di incassare qualcosa da crediti che non riesce strutturalmente a recuperare. Sembrerebbe ragionevole.

Nel corso della sua audizione al Senato, Benedetti non ha neppure ripreso la proposta contenuta nella relazione conclusiva della commissione da lui presieduta (vedi Be Bankers del 19 settembre 2025) di migliorare l’efficienza dei servizi di riscossione, consentendo loro l’accesso alle banche dati pubbliche che possono aiutare i funzionari a scovare più facilmente i morosi e, soprattutto, i loro patrimoni.

All’interno dello stesso Ader (Agenzia delle Entrate e della Riscossione) vi sono banche dati, ad esempio quelle sui conti correnti bancari e sulle fatture elettroniche, a cui i servizi di riscossione non hanno accesso perché non rientra nelle finalità consentite.

La proposta della commissione, giudicata temeraria probabilmente a causa delle sue ricadute elettorali, ha subito ricevuto il niet del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e, dai banchi dell’opposizione, di Matteo Renzi. Sicché, vedendo dove soffiava il vento, l’impavido Benedetti ha accuratamente evitato di riproporla di fronte alla commissione parlamentare. Insomma, tra crediti in via di cancellazione e agenzie pubbliche di recupero dalle armi spuntate, l’Italia continua a rimanere il Paese della cuccagna per quelli che non pagano le tasse.

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