Marelli Holdings, storico provider di componentistica per l’automotive (Nissan e Stellantis tra gli altri), ha avviato una procedura di Chapter 11 presso il Tribunale fallimentare del Delaware. L’obiettivo è ristrutturare il debito e cedere il controllo a un consorzio di creditori guidato da Strategic Value Partners, con il supporto dell’80% delle banche creditrici. Il gruppo ha già ottenuto un finanziamento ponte da 1,1 miliardi di dollari così da garantire la continuità operativa durante il processo.
Il ricorso al Chapter 11 – spiega Il Sole 24 Ore – «rappresenta una svolta attesa, ma non meno traumatica per una società che impiega oltre 50mila persone nel mondo, 6mila delle quali in Italia, erede diretto dell’ex Magneti Marelli». L’attuale gruppo è nato nel 2019 dalla fusione di Magneti Marelli e della giapponese Calsonic Kansei. FCA aveva ceduto Magneti Marelli a Calsonic Kansei, controllata dal fondo americano KKR, per 5,8 miliardi di euro.
A maggio il quotidiano Nikkei ha riferito che Marelli aveva presentato un piano di ristrutturazione che prevedeva l’acquisizione da parte del gruppo indiano Motherson, ma la proposta non era stata in grado di colmare il divario tra i creditori giapponesi e quelli stranieri.
I sindacati italiani (Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf-R) hanno espresso «estrema preoccupazione» per la nuova fase di crisi. In una nota congiunta, le sigle sottolineano come «Marelli resti il principale produttore italiano di componentistica per l’automotive» e chiedono un «intervento immediato del Governo per tutelare i posti di lavoro e difendere la presenza industriale del gruppo nel Paese».
L’operazione di ristrutturazione dovrebbe portare Marelli fuori dal controllo di KKR. La proposta prevede il passaggio delle azioni ai creditori, con un periodo di 45 giorni durante il quale potranno essere presentate offerte alternative. Il piano, secondo il CEO David Slump, punta a convertire debiti in capitale per rilanciare gli investimenti in innovazione e garantire la sopravvivenza.